Si allarga il contagio della crisi in Europa. La Spagna ha collocato oggi sul mercato, obbligazioni decennali (bonos) a tasso fisso del 5,85% per 3,56 miliardi di euro, offrendo un rendimento che ha toccato il 6,97%, senza peraltro riuscire a collocare presso gli investitori istituzionali tutta la tranche prevista in asta alla vigilia (4 miliardi di euro). I rendimenti sul mercato secondario si sono subito allineati e lo spread fra i bonos spagnoli a dieci anni e il bund tedesco di riferimento ha superato così i 500 punti base.

Come per l’Italia, si è quindi tornati indietro di 14 anni, al 1997, quando ancora c’era la peseta in Spagna – scrive El Pais – e quando, per la prima volta, lo spread col bund tedesco superò per la prima volta i 480 punti, ma senza destare quella preoccupazione che si sta vivendo in questi giorni. Del resto, che le cose non andassero bene per Madrid, lo si sapeva già da tempo e l’indizione delle elezioni politiche aveva solo concesso una pausa di riflessione ai mercati che nel frattempo avevano preso di mira l’Italia e il suo governo. Montano adesso le preoccupazioni per le altre aste spagnole in programma per il prossimo 22 novembre che vedranno il Tesoro collocare “letras” (l’equivalente dei Bot italiani) a tre e sei mesi per rifinanziare il debito a breve scadenza.

 

Francia: lo spread si allarga sopra i 200 punti e i rendimenti s’impennano

Ma se la Spagna piange, la Francia non ride. Anche per gli inossidabili transalpini il differenziale con il bund tedesco si è allargato sopra i 200 punti base mettendo in preallarme i tecnici del Ministero dell’Economia che avevano programmato per oggi l’emissione di oltre otto miliardi di titoli di stato fra i 2 e i 5 anni. Ebbene l’operazione di collocamento non è andata a buon fine, in primo luogo perché la Francia è riuscita a piazzare meno titoli (6,9 miliardi) rispetto all’ammontare previsto, in secondo luogo perché i rendimento statali sono aumentati.

Parigi ha emesso 950 milioni di euro in titoli di stato a medio termine: Btan 2013, cedola 2%, rendimento all’1,85% rispetto all’1,31% della precedente asta; Btan 2015 per 1,06 miliardi di euro, cedola 2%, rendimento al 2,44% rispetto all’1,96% della precedente asta; Btan 2016 per 1,62 miliardi, cedola 2,25%, rendimento al 2,71%; Btan 2016 per 3,332 miliardi di euro, cedola 2,50%, rendimento al 2,82% rispetto al 2,31% della precedente asta. Immediati i riflessi anche sui tassi a lungo termine sul debito pubblico francese con l’Oat decennale che adesso viaggia con un rendimento del 3,80%.

 

L’Italia respira grazie al calo del debito pubblico

Il focus sembra quindi essersi spostato verso Ovest, lasciando respirare per un po’ il mercato italiano – commenta un operatore di Unicredit – come se la speculazione finanziaria internazionale stesse cercando minuziosamente le proprie prede. Indubbiamente, si è potuto notare che qualche giorno prima delle aste dei titoli pubblici, gli spread si allargano e aumentano le tensioni sui mercati, per poi ritirarsi una volta effettuati i collocamenti. Il gioco è bello finché dura poco, verrebbe da dire, perché a tutti gli effetti non si può dire che questi affondi speculativi non lascino segni preoccupanti. I CDS (credit default swap), quei contratti che assicurano gli investitori che possiedono titoli di stato, si stanno infatti allargando minacciosamente al punto che per l’Italia si sfiorano i 600 punti base, mentre per la Spagna si è toccato oggi il valore di 480. A dare un po’ di ossigeno ai titoli di stato italiani è sicuramente la notizia diffusa ieri dalla banca d’Italia che ha rilevato un debito pubblico complessivo in calo per il secondo mese consecutivo, oltre al fatto che il nuovo governo Monti sta per ottenere la fiducia in Parlamento e a breve sarà operativo.

 

Invito alla lettura – Spread Btp Bund: la nuda verità sui perchè non scende