Giù rendimenti dei titoli di stato italiani e spread nella seduta di oggi. l’ultima della settimana. Il differenziale con i Bund della Germania a 10 anni è sceso sotto 150 punti base per la prima volta da quasi due anni. Solamente quattro mesi fa, si attestava sopra 200 punti base. Il restringimento non è casuale. Il mercato sconta da tempo il taglio dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea (BCE) e ciò non può che fare bene all’Italia, il cui debito pubblico risulta essere il secondo più alto d’Europa dopo la Grecia, al 140% del PIL.

Anche Lagarde apre alla svolta monetaria

Fin qui, nulla di nuovo. La novità è che si registra una cauta apertura al taglio dei tassi BCE quanto prima da parte del governatore Christine Lagarde. Ella si è detta fiduciosa del ritorno dell’inflazione nell’Eurozona al target del 2%. E guarda caso, ciò accade dopo che il connazionale François Villeroy de Galhau, a capo della Banca di Francia e componente del board di Francoforte, ha invitato nelle scorse ore ad un allentamento monetario “graduale”, anziché precipitoso e “tardivo”. Come dire, meglio iniziare prima e con riduzioni contenute del costo del denaro.

Lo spread sta scendendo per il fatto che il mercato sconti ormai al 50% la probabilità che il taglio dei tassi avvenga già a marzo. Lo dicono i contratti futures sull’Euribor a 3 mesi, a sua volta correlato con il tasso sui depositi bancari (4%) fissato dalla BCE. Il taglio dello 0,25% è pienamente prezzato per aprile, ragione per cui la svolta monetaria avverrebbe forse prima di quella “estate” di cui ha parlato Lagarde a gennaio, partecipando al World Economic Forum di Davos. Il concetto era stato ribadito anche al primo board dell’anno.

Spread giù, taglio dei tassi BCE vicino

Mentre scriviamo, il BTp a 10 anni offre un rendimento lordo di poco superiore al 3,85%.

E la scadenza a due anni della Germania, che tende anch’essa a seguire l’andamento dei tassi sui depositi bancari attesi dal mercato, viaggia sotto il 2,80%. Siamo su valori decisamente superiori al minimo del 2,40% toccato a fine gennaio, pur sotto l’apice di oltre il 3,25% dell’autunno passato. Anche in questo caso, il segnale sarebbe chiaro: il taglio dei tassi ci sarà e forse prima di quanto pensiamo. I titoli di stato italiani festeggiano e lo spread arretra.

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