Sotto 155 punti base e ai minimi dal mese di giugno dello scorso. Lo spread tra il rendimento decennale italiano e quello tedesco ha ingranato la retromarcia nelle ultime sedute. Ma il BTp a 10 anni offre in questo momento il 3,90%, mentre nei giorni di Natale era arrivato sotto il 3,50%. La risalita è legata al trend generale del mercato obbligazionario globale. Gli investitori avevano scontato un taglio dei tassi di interesse già dal primo trimestre di quest’anno. Stando alle ultime dichiarazioni delle principali banche centrali, l’allentamento monetario sarà avviato probabilmente in estate.

Questo riposizionamento delle aspettative ha portato ad una correzione dei bond dopo la corsa storica dei prezzi tra ottobre e dicembre.

Rendimento decennale in direzione 4%

Ma se il rendimento decennale sale, perché lo spread scende? Semplice: il rendimento tedesco è salito più velocemente. Le distanze tra Italia e Germania, quindi, si sono accorciate. E questo sta accadendo perché il rischio sovrano percepito sui mercati a proposito del debito pubblico italiano si è ridotto dopo che le agenzie di rating hanno complessivamente promosso la gestione dei conti pubblici da parte del governo Meloni.

E proprio l’atteso taglio dei tassi favorisce gli acquisti di BTp. Ciò consente allo spread di restringersi, pur a fronte di un rendimento decennale in ripresa. Il Bund a 10 anni si è portato nel frattempo sopra il 2,30%, raggiungendo i massimi da inizio dicembre. Meno di un mese fa, era sceso sotto l’1,90%.

Sul taglio dei tassi BCE gran confusione di Lagarde

Il governatore della Banca Centrale Europea (BCE), Christine Lagarde, ha prospettato il primo taglio dei tassi per l’Eurozona in estate. Se da un lato ciò appare razionale, a causa dei timori legati al Medio Oriente, dall’altro aumenta la confusione sulla gestione monetaria nell’area. Francoforte adotta ufficialmente un approccio “data dependent” per decidere le sue mosse, cioè si affida ai dati macroeconomici riunione dopo riunione.

Affermare, però, che i tassi di interesse rimarranno invariati almeno per i prossimi 4-5 mesi contraddice tale impostazione e rischia di destabilizzare i mercati e di affievolire la credibilità dell’istituto.

Il rendimento decennale quasi al 4% si colloca ancora oggi ben sotto i massimi di dicembre al 5%, quando lo spread arrivò nei pressi dei 210 punti. Ed è improbabile che punti nuovamente a quei livelli, date le aspettative più accomodanti rispetto a tre mesi fa. L’inflazione nell’Eurozona è sì risalita al 2,9% a dicembre, ma restando ben sotto il 4,3% di settembre, mese a cui facevano riferimenti i rendimenti di ottobre, portatisi ai massimi da molti anni.

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