Questa settimana, Credemholding, la holding a capo di Credito Emiliano (Credem), ha emesso il primo Social bond del tipo Tier 2 d’Europa. Lo ha fatto per un importo limitato, cioè di appena 200 milioni di euro, a fronte del quale sono stati registrati ordini per 2,3 volte superiori, vale a dire per 468,3 milioni. Il 74% è stato assegnato ad investitori istituzionali italiani, il restante 26% agli investitori stranieri. Stiamo parlando di obbligazioni bancarie subordinate, di cui vedremo le caratteristiche passo dopo passo. Il titolo ha scadenza nell’ottobre 2032, per cui debutta per la durata di oltre 10 anni.

Offre cedola fissa lorda del 7,625% fino all’ottobre 2027. Tra il luglio e l’ottobre del 2027, infatti, l’emittente ha la facoltà di rimborsare il Social bond in anticipo. Qualora non lo facesse, per i restanti cinque anni dovrà corrispondere agli obbligazionisti una cedola pari al tasso “mid swap” a 5 anni maggiorato di 551,4 punti base (5,514%).

Moody’s dovrebbe assegnare all’emissione il rating Ba1, cioè un giudizio “non investment grade”. Cos’è per l’esattezza un’obbligazione subordinata Tier 2? Essa si rivela più rischiosa delle obbligazioni senior, perché in caso di insolvenza è rimborsata successivamente, pur prima delle azioni. Inoltre, il pagamento della cedola può essere sospeso, ma solo nel caso di manifesta insolvenza. Tra le obbligazioni subordinate, la tipologia emessa da Credemholding si mostra la più sicura.

I rischi del Social bond Credem

Il Social bond di cui sopra presenta un rischio di reinvestimento elevato. Dopo cinque anni, l’emittente potrà rimborsare il titolo, facendo perdere all’obbligazionista un flusso di reddito certo per il successivo quinquennio. Lo scenario appare molto probabile nel caso in cui l’emittente riesca tra cinque anni a rifinanziarsi sui mercati a costi inferiori rispetto alla cedola che dovrebbe altrimenti pagare nel lustro seguente. Peraltro, il basso importo emesso accresce anche il rischio di liquidità, vale a dire la possibilità che non si formi un adeguato mercato secondario per gli scambi tra privati.

In questa ipotesi, rivendere l’obbligazione risulterebbe complicato.

Infine, il rischio di credito. Il Social bond dovrebbe ricevere rating “non investment grade”, per cui presenta probabilità non minime di insolvenza dell’emittente. Non a caso questo genere di emissioni è stato riservato in Italia da anni agli investitori istituzionali. E l’alto tasso cedolare offerto conferma tali rischi. Per Credem si è trattato del secondo bond ESG dopo il Senior Preferred Green da 600 milioni di euro emesso all’inizio dell’anno.

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