Cosa succede ai rendimenti americani? Da qualche settimana hanno ingranato la retromarcia. E ciò è evidente in maniera particolare per la scadenza a dieci anni. Era sopra il 4,20% agli inizi di novembre, mentre è arrivata a scendere sotto il 3,70% durante la scorsa settimana. Ieri, stava al 3,82%. Nel frattempo, il ripiegamento della scadenza a due anni è stato nettamente inferiore: da un apice del 4,70% al 4,50%. In altri termini, la curva dei bond si è ancora più invertita nelle ultime due settimane. In questi ultimissimi giorni, la differenza tra rendimento a 10 anni e rendimento a 2 anni viaggia in area -0,75%.

Significato di curva dei bond invertita

Dovete sapere che, per trovare una curva dei bond USA così invertita, bisogna andare indietro nel tempo fino al 1981. E l’anno non è casuale. Era appena entrato alla Casa Bianca il presidente “cowboy” Ronald Reagan, mentre alla Federal Reserve c’era Paul Volcker. Questi era stato nominato governatore dal democratico Jimmy Carter. Ma l’accoppiata Reagan-Volcker si rivelò vincente. L’inflazione fu combattuta e sconfitta in tempi rapidi, chiaramente tramite una dura stretta monetaria, che a sua volta provocò una dura recessione dell’economia americana.

Una curva dei bond invertita è un fatto anomalo sul mercato obbligazionario. Siamo abituati a pensare che i rendimenti salgano con l’allungarsi delle scadenze. È il premio al rischio preteso dagli investitori per privarsi della loro liquidità per un tempo maggiore. Quando accade il contrario, significa generalmente che c’è aria di recessione e che la banca centrale dovrebbe tagliare i tassi d’interesse. Nell’attesa che ciò accada, il mercato si butta sui bond a lungo termine, i quali si apprezzeranno maggiormente con l’allentamento monetario.

Ma la FED sembra tutt’altro che prossima a un taglio dei tassi. Anzi, dal 4% attuale dovrebbe portarli al 5-5,25%. La curva dei bond super-invertita segnalerebbe, quindi, qualcos’altro. Il timore di recessione esiste, ma resta basso.

L’economia americana continua a performare abbastanza bene. Invece, le aspettative d’inflazione per il medio-lungo periodo si “raffreddano”. E tutto questo, mentre la FED continua ad alzare i tassi.

Lotta all’inflazione come negli anni Ottanta

In sintesi, l’inversione della curva dei bond ai massimi da 40 anni starebbe avvenendo perché il mercato sconta un’inflazione in calo nei prossimi mesi e anni. Per questo, pretende rendimenti non altissimi sul tratto lungo della curva. Invece, le scadenze brevi risentono direttamente delle condizioni monetarie sempre più restrittive. E, dunque, i rendimenti a breve continuano a rimanere alti.

D’altra parte, se acquisti oggi un T-bond a 2 anni al 4,50%, significa che alla scadenza avrai riscosso un rendimento complessivo del 9%. Non è certo che sarà almeno capace di coprire la perdita del potere d’acquisto subita fino ad allora. Ed ecco che la curva dei bond non può che risultare invertita. Il fatto che lo sia ai massimi dal 1981 conferma che siamo tornati a quelli anni lì, in termini di lotta all’inflazione.

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