Ieri, il Tesoro ha raccolto altri 5 miliardi di euro con l’emissione di due BTp “short term” e un BTp€i. I risultati dell’asta meritano le nostre attenzioni, specie con riferimento ai BTp indicizzati all’inflazione Eurostat. Il bond con scadenza 1 giugno 2025 e cedola 1,50% (ISIN: IT0005090318) è stato offerto per l’importo di 1,25 miliardi di euro, a fronte di richieste per 2,98 miliardi. Il prezzo esitato è stato di 99,62 centesimi, corrispondente a un rendimento lordo annuale del 3,03%. L’altro bond a breve termine ha scadenza 15 novembre 2025 e cedola 2,50% (ISIN: IT0005345183).

Emesso per 2 miliardi, gli ordini sono stati pari a 3,84 miliardi. A fronte di un prezzo di 98,44 centesimi, il rendimento è stato del 3,10%.

E veniamo al BTp€i 15 maggio 2033 con cedola reale 0,10% (ISIN: IT0005482994). L’importo offerto è stato di 1,75 miliardi e le richieste hanno ammontato a 2,5 miliardi. Prezzo di aggiudicazione di 82,23 centesimi e rendimento reale del 2,03%, in calo dal 2,22% di ottobre. Questo bond prevede la rivalutazione del capitale alla scadenza in base alle variazioni subite dall’indice dell’inflazione Eurostat riferito ai paesi dell’Area Euro. E anche la cedola è indicizzata ogni sei mesi all’inflazione.

BTp€i e aspettative su inflazione Eurozona

Il rendimento del BTp€i 2033 si confronta con il poco più del 4% offerto dal bond decennale con cedola fissa. Questo significa che il mercato si attende un’inflazione media annua nell’Area Euro del 2% per i prossimi dieci anni. Tale dato è in linea con le aspettative che emergono sugli altri mercati sovrani, dalla Germania alla Spagna, passando dalla Francia. Ancora più importante, il 2% centra perfettamente il target BCE di medio termine. Ciò segnala che le aspettative d’inflazione nell’area non si siano affatto disancorate, malgrado l’esplosione dei prezzi al consumo di quest’ultimo anno.

In poche parole, il mercato crede che l’inflazione scenderà velocemente nel prossimo futuro e fino a portarsi sotto il target BCE nell’ultima parte del decennio.

Potrebbe risultare una previsione ottimistica. Non è detto che l’inflazione negli anni che verranno torni ai livelli pre-pandemia. Il fenomeno del “re-shoring” alzerebbe strutturalmente i costi di produzione, riversandosi sui prezzi al consumo. Ciò implica che il BTp€i 2033 sarebbe probabilmente sottovalutato, ossia che disporrebbe di qualche margine di relativo apprezzamento.

Infine, sul tratto a medio-breve termine i rendimenti si confermano in area 3%. Lo spread con la Germania si aggira intorno ai 50 punti base o 0,50% su questo tratto della curva. Un differenziale molto rassicurante sulla capacità dell’Italia di sostenere il rifinanziamento del debito in scadenza. La Banca Centrale Europea guarda a questo dato principalmente per valutare le condizioni finanziarie degli stati dell’euro per il medio termine.

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