C’è stata un’emissione di titoli di stato nella mattinata di ieri, grazie alla quale il Tesoro ha raccolto tutti i 5,5 miliardi di euro preventivati alla vigilia quale ammontare massimo. Tra questi vi sono stati un bond a medio-breve scadenza, un cosiddetto short term e BTp indicizzati all’inflazione Eurostat. Nel dettaglio, il BTp con scadenza 1 dicembre 2024 con cedola 2,50% (ISIN: IT0005045270) ha attirato richieste per 2,38 miliardi contro gli 1,25 miliardi offerti. Il rendimento lordo è stato fissato al 3,10% sulla base di un prezzo di aggiudicazione di 99,06 centesimi.

Si è trattato della 14-esima tranche.

Poi c’era il BTp short term, scadenza 28 marzo 2025 e cedola 3,40% (ISIN: IT0005534281). Ordini per 4,06 miliardi contro un’offerta di 2,75 miliardi per questa terza tranche. Qui, prezzo di aggiudicazione a 100,26 e rendimento lordo al 3,29%. La durata di questo titolo è di 24 mesi esatti. Gli short term possono essere emessi con durata iniziale compresa tra un minimo di 18 e un massimo di 30 mesi.

BTp indicizzati, ecco esborso effettivo

Infine, i BTp indicizzati all’inflazione Eurostat con scadenza 15 maggio 2033 e cedola reale 0,10% (ISIN: IT0005482994). L’offerta è stata di 1,5 miliardi, a fronte della quale le richieste sono state per 2,06 miliardi. Prezzo di aggiudicazione di 82,56 centesimi e rendimento reale in calo al 2,02%. Questo bond offre agli obbligazionisti una cedola pari allo 0,10% annuale calcolata di semestre in semestre sul capitale rivalutato e alla scadenza anche l’aumento dei prezzi nell’Area Euro verificatosi sin dalla data di emissione.

Il BTp a 10 anni con cedola fissa ieri offriva un rendimento sopra il 4,15%. Ne consegue che i BTp indicizzati della durata residua di 10 anni offrono attualmente circa il 2,15% in meno. Questo sarebbe il tasso d’inflazione medio annuo scontato dal mercato per l’Area Euro nel prossimo decennio. Risulta di poco sopra il target BCE del 2%, ma nettamente sotto l’8,5% registrato a febbraio. In altre parole, l’asta di ieri ha inviato segnali positivi ai risparmiatori.

La perdita del potere di acquisto sarà medio-bassa nel lungo periodo e questo significa che i rendimenti di questa fase sul tratto lungo della curva si rivelerebbero positivi in termini reali.

Prendete proprio il BTp a 10 anni. Alle condizioni attuali, offrirebbe un rendimento reale lordo superiore al 2%. Ancora meglio andrebbe ai risparmiatori italiani nel caso in cui l’inflazione domestica fosse in futuro sotto la media europea. Era stato così fino allo scorso anno. Con la crisi dell’energia si sta attestando sopra, sebbene sia in corso da qualche mese un processo di convergenza. Tornando ai BTp indicizzati a 10 anni, chi volesse acquistarli oggi, dovrebbe sborsare ben più della quotazione. Essa va moltiplicata per il coefficiente di indicizzazione 1,11323 per ottenere il valore del capitale rivalutato all’inflazione. Pertanto, l’importo si attesterebbe a poco meno di 96 centesimi, al netto del rateo della cedola spettante.

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