Il Tesoro ieri ha collocato sul mercato complessivi 5,25 miliardi di euro di nuovo debito, sotto forma di BTp ‘short term’ con scadenza 29 novembre 2022 e di BTp€i 15 maggio 2030 con cedola reale 0,4% (ISIN: IT0005387052). La domanda è stata tonica per i primi: a fronte dei 4 miliardi offerti, il massimo della forchetta 3,5-4 miliardi annunciata qualche giorno prima, gli ordini hanno ammontato a 5,664 miliardi, pari a un rapporto di copertura di 1,416. Il rendimento lordo esitato è stato del -0,39%, di poco superiore a quello vigente sul mercato secondario per i titoli di stato italiano della durata residua simile.

Ricordiamo che per i BTp ‘short term’ quella di ieri è stata la prima asta in assoluto. I nuovi bond hanno debuttato per rimpiazzare gradualmente i CTz, gli zero coupon del Tesoro nati nel 1995. Lo scopo di questa sostituzione consiste nel fare affluire maggiore liquidità sui nuovi strumenti, in quanto quelli precedenti non erano in linea con le caratteristiche dei bond esteri e, pertanto, si mostravano un investimento puramente domestico. I nuovi bond verranno emessi sempre nella prima giornata del ciclo delle aste di fine mese del Tesoro. Quest’anno, saranno offerti nell’ammontare massimo inferiore ai 29 miliardi di CTz in scadenza nel 2021.

Anche i BTp ‘short term’ emessi ieri sono zero coupon, non corrispondendo alcuna cedola all’obbligazionista. Tuttavia, in futuro la avranno, chiaramente sulla base delle condizioni di mercato. In questa fase, il Tesoro può permettersi di non offrire alcun tasso d’interesse e di riuscire ugualmente ad attirare sufficienti capitali su questa scadenza. Anzi, il rendimento negativo di ieri segnala che il bond sia stato emesso sopra la pari, cioè che gli investitori si mostrino disposti a pagare lo stato italiano per prestargli denaro a breve termine.

Bene anche con il BTp€i, il titolo indicizzato all’inflazione dell’Eurozona. Ha esitato un rendimento del -0,6%, il quale si confronta con lo 0,46% offerto dal BTp con cedola fissa di pari durata.

Questo significherebbe che il mercato stimi un tasso d’inflazione medio per l’Eurozona di poco superiore all’1% all’anno per i prossimi 9 anni.

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