Il 2023 è iniziato positivamente per i titoli di stato dopo il sell-off che li aveva colpiti nelle ultime settimane dello scorso anno. Le vendite avevano riguardato particolarmente i BTp, il cui rimbalzo è stato nitido nelle primissime sedute di gennaio. E ieri finalmente abbiamo assistito a un discreto restringimento anche dello spread con i Bund. Sul tratto a dieci anni, c’è stata una discesa da 212 a 201 punti base. E’ stato un primo segnale di minore percezione del rischio sovrano italiano. E non a caso, esso è arrivato assieme al dato sull’inflazione in Francia, scesa a dicembre sotto il livello atteso.

Il giorno prima era stata la volta della Germania. Anche in quel caso, crescita dei prezzi al consumo giù oltre le attese. Le prime due economie dell’Eurozona continuano a disinflazionarsi e a breve conosceremo anche il trend dell’Italia e nell’intera Eurozona.

Praticamente, il rimbalzo dei BTp è legato alla percezione di una stretta monetaria futura della Banca Centrale Europea (BCE) meno dura di quella paventata al board di dicembre. Il rialzo dei tassi d’interesse e il taglio degli acquisti dei bond sono necessari per contenere i prezzi nell’area, ma allo stesso tempo il mercato li considera fortemente impattanti su paesi molto indebitati come l’Italia. Tutto ciò che va nella direzione di prospettare una BCE più “colomba” premia i nostri BTp, riducendone le distanze con i titoli di stato tedeschi in termini di rendimento.

Rimbalzo BTp, forti guadagni in appena tre sedute

Dicevamo, prezzi dei bond in risalita. Il BTp a 10 anni ha guadagnato il 3% tondo in tre sedute, portandosi sopra 86 centesimi e scendendo di rendimento sotto il 4,30%. A fine 2022, cioè venerdì scorso, offriva il 4,70%. Ancora meglio è andata alle scadenze più lunghe. Il BTp green con scadenza 1 aprile 2045 e cedola 1,50% (ISIN: IT0005438004) si è impennato in area 59,30 centesimi, guadagnando sempre in sole tre sedute il 5,5% lordo.

Al netto dell’imposizione fiscale, la plusvalenza risulta essere stata di poco inferiore al 5%. L’altra faccia della medaglia consiste nel minore rendimento alla scadenza per chi entra sul mercato proprio adesso rispetto a qualche giorno fa soltanto.

Questi numeri danno il senso di quello che può accadere sfruttando a proprio favore la volatilità delle quotazioni, specie per i titoli obbligazionari di durata residua maggiore. Quando i tassi sono già relativamente alti, notizie “dovish” portano ad apprezzamenti cospicui in breve tempo. E i guadagni per i BTp più lunghi sono dettati anche dal “raffreddamento” delle aspettative d’inflazione. Il tratto breve della curva, al contrario, risente più direttamente delle condizioni monetarie attuali. Ciò non ha impedito al rendimento a 2 anni dell’Italia di scendere nel frattempo da 3,28% al 3,06%. In Germania, si è passati dal 2,73% al 2,59%. Questo segnala un restringimento anche dello spread biennale da 55 a 47 punti base. Un livello più che rassicurante sulla tenuta del debito pubblico tricolore, monitorato dalla BCE con attenzione maggiore dello spread decennale di cui dà conto quotidianamente la stampa.

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