All’asta di ieri per i titoli di stato a medio-lungo termine c’è stata l’emissione della quarta tranche del BTp 1 settembre 2043 con cedola 4,45% (ISIN: IT0005530032). L’importo offerto è stato di 1 miliardo di euro, a fronte di richieste per 1,65 miliardi. Il prezzo di aggiudicazione è stato di 99,44 centesimi, mentre il rendimento alla scadenza esitato del 5,03%. Queste sono state in sintesi le caratteristiche del bond.

Sul mercato secondario, il BTp 2043 trattava sempre ieri a 93,20 centesimi, un po’ meno del prezzo versato dagli investitori sul primario.

Se vogliamo, è un’anomalia. In genere, accade il contrario, ossia che gli investitori pretendano di comprare a sconto sulle quotazioni vigenti sul secondario. Ad ogni modo, poco importa. Il bond ventennale si mostra abbastanza interessante sotto diversi profili.

Cedola alta, prezzo basso

Emesso per la prima volta agli inizi di quest’anno, la sua cedola effettiva lorda, cioè rapportata al prezzo di acquisto, vale il 4,77% dell’investimento. Al netto dell’imposizione fiscale, scende al 4,18%. Un flusso di reddito più che soddisfacente, anche ammesso che l’obbligazionista non avesse voglia o possibilità di riprendersi il capitale prima della scadenza. Con un’inflazione italiana attesa in forte calo e sotto il target BCE del 2% nel medio-lungo termine, il rendimento netto reale dell’investimento risulterebbe estremamente positivo.

E c’è anche il fattore prezzo ad incidere sulla bontà dell’eventuale acquisto. Se il BTp 2043 tornasse alla pari, renderebbe quanto segnala la cedola. Sarebbe tanto per qualsiasi scadenza, guardando ai dati storici relativi all’ultimo decennio. Restando sul tratto ventennale della curva, in media dall’ottobre 2013 ad oggi il rendimento lordo è stato del 2,85% scarso. E considerate che, man mano che il tempo scorre, il bond avrà una durata residua inferiore ai 20 anni. Con una curva delle scadenze inclinata positivamente, ciò implicherebbe una riduzione (ulteriore) del rendimento.

Su BTp 2043 pesa rischio spread

Detto in parole semplici, ci sarebbero margini per una risalita della quotazione.

Tanto più in fretta, quanto più i tassi di mercato scenderebbero. I tempi dipenderanno essenzialmente dal cambio di policy delle principali banche centrali. A loro volta, esse baseranno le decisioni sull’andamento delle rispettive economie, oltre che dei tassi d’inflazione. Chiaramente, sul BTp 2043 grava anche il rischio sovrano, che si riflette negli spread. Le agenzie di rating minacciano il declassamento del debito pubblico italiano tra deficit in crescita ed economia in rallentamento. A parità di tutto il resto, ciò porterebbe a un deprezzamento dei nostri bond.

Tirando le somme, comunque, scartando scenari estremi come il default o la ristrutturazione del debito, il BTp 2043 si rivela generoso in termini di cedola effettiva da un lato e di prezzo di acquisto dall’altro. L’obbligazionista disporrebbe di tutto il tempo necessario per disinvestire con profitto, godendosi nel frattempo un flusso di reddito di tutto rispetto anche in tempi d’inflazione.

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