I dati sul debito pubblico a fine 2021 sono risultati migliori delle più rosee previsioni. Il deficit dovrebbe essersi attestato sotto il 6% dal 9,5% dell’anno precedente e giù anche dal 9,1% stimato nel NADEF dallo stesso governo. In compenso, nei portafogli esteri ci sono sempre meno titoli di stato italiani. L’ultimo dato disponibile risale al novembre scorso ed era di 694,7 miliardi di euro, in calo dai 709,5 miliardi di ottobre. Ad agosto, erano ancora a 736,8 miliardi. Gli investitori stranieri detenevano alla fine del penultimo mese dell’anno il 30,9% dello stock, già dal 31,4% del mese precedente.

In appena tre mesi, i portafogli esteri si sono liberati di BTp per 42 miliardi. Nello stesso arco di tempo, il debito pubblico italiano è sceso di 36 mesi. Questo significa che fuori dall’Italia le vendite dei nostri bond sono state più che proporzionali. Del resto, siamo passati da un rendimento medio lordo ponderato dello 0,26% nel mese di agosto allo 0,515% di novembre. Dunque, se gli investitori stranieri vendono, il costo di emissione del Tesoro sale.

Portafogli esteri nel mirino di Roma

Forse anche nell’ottica di allettare nuovamente i portafogli esteri, il responsabile del debito pubblico, Davide Iacovoni, ha annunciato che vi sarà la riapertura del BTp green 2045 (ISIN: IT0005438004). Ieri, il bond quotava a meno di 84,60 centesimi, offrendo un rendimento lordo del 2,38%. In poco più di sei mesi, perde oltre il 17%. Risente inevitabilmente del trend negativo sui mercati obbligazionari globali. Ad ogni modo, il titolo dovrebbe attirare le attenzioni della finanza ESG, interessata a investire in attività sostenibili. Allo scopo, possibile anche l’emissione di un altro BTp green, vale a dire di una nuova scadenza.

Non solo titoli sostenibili, però. Sempre Iacovoni ha parlato di nuove emissioni in dollari. Resta da vedere se il Tesoro abbia intenzione di riaprire uno o più bond già in circolazione o intenda coprire nuovi tratti della curva.

In questo caso, i portafogli esteri valuteranno con attenzione il rendimento offerto, dato che i Treasuries americani stanno offrendo ben più di qualche mese addietro. Il decennale balla attorno al 2% e il trentennale è salito oltre il 2,30%. Per gli americani oggi ha sempre meno senso portare i propri capitali fuori dai confini nazionali, a meno che il maggiore rischio di credito non sia sufficientemente coperto da guadagni extra.

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