Il rendimento decennale ha varcato il Rubicone. Ieri, nel corso della seduta ha oltrepassato il limite del 5%, con lo spread a tendere verso i 210 punti base o 2,10% nei confronti del Bund tedesco. Chiamatela pure soglia psicologica, ma era da undici anni che non si vedevano numeri così alti per questa scadenza. Pensate che nell’estate di due anni fa, il BTp a 10 anni offriva ancora intorno allo 0,50%. Da allora, ha decuplicato il rendimento lordo annuale.

Viceversa, i prezzi sono in caduta libera.

Il bond con scadenza 1 novembre 2033 e cedola 4,35% (ISIN IT0005544082) è l’attuale benchmark per il rendimento decennale. A fine agosto, la sua quotazione si attestava a 102,30, mentre ieri era scesa sotto 95,30 centesimi. Un tracollo del 7,4%, che infligge perdite virtuali a chi è in possesso di questo titolo da qualche mese. Va da sé, invece, che gli investitori “cassettisti” non abbiano alcunché da temere. Basterà portare il bond alla scadenza per evitare le perdite in conto capitale.

Cedola effettiva netta al 4%

Dicevamo che il rendimento decennale rappresenta un segnale importante sul piano psicologico. Anche il T-bond negli Stati Uniti ormai offre altrettanto, mentre il Bund della Germania sfiora il 3%. A questi prezzi, la cedola effettiva netta è al 4%. Essa è data dal rapporto tra il tasso annuale offerto dal bond e il suo prezzo di acquisto, detratta l’imposta del 12,50%. Un flusso di reddito del 4% fino alla scadenza risulterebbe più che doppio rispetto al tasso medio d’inflazione attesa nel prossimo decennio. In termini reali, quindi, il rendimento decennale sarebbe più che positivo.

Da notare che l’altro grande mercato sovrano del Sud Europa, la Spagna, segnala anch’esso qualche tensione. Il rendimento decennale dei Bonos è salito in area 4,10% rispetto al 3,80% di una settimana prima. A conferma che non c’è solo l’Italia nel mirino degli investitori, per quanto esista senza dubbio una specificità negativa di Roma per l’elevato debito pubblico.

Rendimento decennale ai massimi o quasi

Entrare sul mercato adesso, almeno in teoria, comporterebbe minori rischi rispetto a qualche mese addietro. E’ più probabile, infatti, che i prezzi tornino a salire, anziché proseguire la discesa. Il rendimento decennale ha margini di ulteriore crescita relativamente bassi. Ma nuove tensioni non vanno escluse. Nelle prossime settimane si esprimeranno sui BTp le principali agenzie di rating. Uno o più declassamenti avrebbero un impatto molto negativo sui prezzi, specie se avvenisse ad opera di Moody’s, il cui giudizio è già un gradino soltanto sopra l’area “junk”. E tra spegnimento della crescita e aumento del deficit, l’ipotesi che si passi dalle minacce ai fatti non è peregrina.

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