E’ trascorso un mese e mezzo dall’ultima emissione di un BTp Italia, con scadenza 30 giugno 2030 e cedola reale annua 1,60% (ISIN: IT0005497000). Il collocamento, come abbiamo avuto modo di commentare più volte, non è stato un grande successo. Le adesioni sono parse tiepide, malgrado il doppio premio fedeltà offerto. Il debutto sul mercato secondario non è stato tra i più felici, ma c’è da dire che il bond ha recuperato quasi subito, come vi mostreremo tra poco.

Prima di addentrarci nell’analisi della quotazione e del rendimento, dobbiamo spiegare brevemente cosa siano i BTp Italia.

Si tratta di obbligazioni di stato agganciate all’inflazione FOI ex tabacchi dell’ISTAT su base semestrale. In altre parole, ogni sei mesi sia la cedola che il capitale sono rivalutati sulla base dell’aumento eventuale dell’indice dei prezzi al consumo. Nel caso in cui la variazione fosse negativa, non avviene alcuna svalutazione. Dunque, il titolo è stato pensato per offrire una sorta di tutela alle famiglie contro l’inflazione e in nessun caso comporta la riduzione del capitale o della cedola reale.

Questa mattina, la quotazione sfiorava 102. Poiché il BTp Italia 2030 è stato emesso alla pari, ciò significa che dal collocamento è stato realizzato un guadagno del 2%. Al contrario, il rendimento reale è sceso. In fase di collocamento, esso coincideva con la cedola lorda offerta, per cui risultava essere dell’1,60%. Oggi, è all’1,33%. Una perdita dello 0,27%, oltre un quarto di punto percentuale.

BTp Italia 2030, aspettative d’inflazione giù

Tale rendimento va confrontato con quello offerto dal bond con cedola fissa di pari durata. Abbiamo preso come riferimento il BTp 1 marzo 2030 e cedola 3,50% (ISIN: IT0005024234). Esso rende il 2,56%. Da ciò evinciamo che tra i due titoli esiste una differenza dell’1,23%. Essa corrisponde al tasso annuo medio d’inflazione attesa per i prossimi otto anni in Italia. Siamo su valori decisamente inferiori a quelli attuali.

L’inflazione a luglio ha segnalato un lieve rallentamento dall’8% al 7,9% per le stime preliminari dell’ISTAT. E sarebbe un valore anche significativamente più basso del target BCE del 2%.

L’andamento rialzista del BTp Italia ci suggerisce anche un tendenziale “raffreddamento” delle aspettative d’inflazione nelle ultime settimane. Infatti, al suo lancio lo spread con il bond ordinario si aggirava in area 1,55%. Dunque, da allora il mercato si aspetta una più bassa inflazione nell’ordine di quasi un terzo di punto percentuale. Del resto, il pessimismo sulle condizioni di salute dell’economia globale ha indotto il mercato a rivedere le sue previsioni sia sulla crescita che proprio sui prezzi al consumo. Gli investitori non a caso sono tornati a comprare obbligazioni dopo mesi di vendite a mani basse.

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