Nell’era dei tassi a zero e dei rendimenti negativi dei bond fino alle medio-lunghe scadenze è possibile trovare un’obbligazione con durata residua di poche settimane e percepire un rendimento superiore all’1%? A leggere il grafico dei BTp, sembrerebbe di sì. Ieri, la nostra attenzione è stata attirata dal BTp 1 maggio 2021 e cedola 3,75% (ISIN: IT0004966401). Perché? Emesso nel 2013, arriva a scadenza tra meno di un mese, eppure presenta un rendimento lordo di circa l’1,30%.

In effetti, il titolo si acquistava poco sopra la pari (100,2), a fronte di una cedola tra un mese di ben il 3,75%.

Va detto, però, che all’atto dell’investimento pagheremmo al venditore un rateo passivo quasi per l’intero tasso offerto dal Tesoro, essendo ormai a ridosso della scadenza. Il nostro margine reale scende così allo 0,31%, a cui va sottratto il sovrapprezzo versato per acquistare il bond, cioè dello 0,20%.

A questo punto, otteniamo che il rendimento lordo scenderebbe allo 0,1125%. E l’oltre 1% di cui dicevamo? Si ottiene annualizzando tale rendimento ottenuto in un solo mese, vale a dire elevandolo per 12, tanti quanti i mesi dell’anno.

Questo significa che effettivamente, il rendimento lordo che otterremmo sarebbe solamente dello 0,1%, ma che teoricamente corrisponde a più di 1,30%. E fate attenzione che è pur sempre troppo. I BoT a 1 mese viaggiano al -0,53%, mentre qui saremmo in presenza di un rendimento comunque positivo. Com’è possibile una simile differenza? Per il semplice fatto che i BoT nascono già come titoli a breve o brevissima scadenza, mentre i BTp a ridosso della data di rimborso sono stati originariamente titoli a medio-lunga o lunga scadenza, magari con cedole generose e i cui prezzi non sempre si muovono in modo tale da riflettere alla perfezione il rendimento vigente sulla curva per la durata residua.

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