La Federal Reserve ha alzato ieri i tassi d’interesse, portandoli allo 0,25-0,50%. I rendimenti di stato americani sono aumentati ai livelli più alti dal 2019. Ciononostante, restano decisamente sotto l’inflazione americana e non si mostrano appetibili neppure per gli investitori dell’Eurozona, a causa del rischio di cambio. Per questo, il bond in pesos messicani della Banca Europea per gli Investimenti (BEI) ci appare degno di menzione tra i possibili investimenti a cui porre un attimo di attenzione.

Il titolo fu emesso alla fine del 2016 con durata iniziale di poco superiore ai 6 anni.

Infatti, ha scadenza giorno 23 gennaio 2023 e offre una cedola fissa del 5,5% (ISIN: XS1524609531). Dal suo debutto sul mercato secondario, ha esibito una volatilità piuttosto bassa. Ciò non toglie che toccò il suo minimo storico nel dicembre 2018 a una quotazione di poco superiore a 88 centesimi, mentre il massimo si ebbe nel luglio 2020 sopra 103,60. Quest’oggi, il bond in pesos della BEI si compra per poco meno di 97,40 centesimi.

Ai prezzi odierni, il rendimento lordo alla scadenza, cioè tra poco più di 10 mesi, si aggira all’8,9%. Si tratta di un livello altissimo per un titolo dal rating tripla A. BEI è un debitore solidissimo, il rischio di default praticamente non esiste. Poiché nessun pasto è gratis, però, l’alto rendimento del bond in pesos riflette il rischio di cambio. Il peso messicano è una valuta emergente e, in quanto tale, risente molto dei movimenti dei capitali tra mercati avanzati e resto del mondo. In fasi di tensioni geopolitiche e finanziarie, le valute emergenti tipicamente soffrono a causa della minore propensione al rischio degli investitori.

Bond in pesos legato ai tassi di Banxico

Dunque, il bond in pesos offre quasi il 9%, ma a fronte di un rischio di cambio da non sottovalutare. Nel caso in cui il peso messicano si deprezzasse del 9% o più contro l’euro da oggi, alla scadenza incasseremmo un capitale svalutato e il rendimento effettivo sarebbe negativo.

Ci sono probabilità serie che ciò accada? Per capirlo, dobbiamo guardare alla politica monetaria di Banxico, la banca centrale messicana, da poco retta dal governatore Victoria Rodriguez, economista autorevole e già ministro delle Finanze con la fama di “falco”. A febbraio, ha debuttato con un rialzo dei tassi dello 0,5%. Al momento, il costo del denaro risulta fissato al 6%, a fronte di un’inflazione salita a febbraio al 7,3%.

Banxico è noto per seguire e finanche anticipare le mosse della FED, al fine di stabilizzare il tasso di cambio tra peso e dollaro USA. Per questo, ci si attende che quest’anno spinga i tassi fino al 7% o forse più. Se le aspettative del mercato non andranno deluse – e il governatore sembra essere una garanzia in tal senso – il cambio non dovrebbe perdere quota contro le principali valute mondiali. Se anche lo facesse, al momento sembra difficile che possa essere affossato in così breve tempo. Dunque, il 9% offerto dal bond in pesos fa gola, sebbene avvertiamo che nessuno regali nulla, per cui il rischio di subire perdite a consuntivo è alto.

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