Il 2021 si è di fatto concluso e l’arrivo di un nuovo anno comporta sempre di ragionare sui nuovi possibili investimenti da inserire in portafoglio. Diversi lettori ci chiedono se debbano comprare BTp. Offrire una risposta uguale per tutti non avrebbe senso. Possiamo limitarci a compiere un ragionamento per principi generali, sperando che possano essere da bussola per chi intenda impiegare proficuamente la propria liquidità.

Anzitutto, la vera domanda sarebbe un’altra: ho bisogno dei BTp? Quali sono le ragioni per cui dovrei comprarli? I titoli di stato sono tipicamente asset “risk free”, privi di rischio.

Per questo, si rivelano anche molto avidi di rendimento. Nel caso dell’Italia, il mercato prezza un minimo rischio di default teorico, tale da richiedere rendimenti superiori a quelli tedeschi o francesi o spagnoli stessi. E’ il famoso spread che monitoriamo tutti i giorni da oltre una decina di anni a questa parte.

Portafoglio BTp tra inflazione e rischio tassi

Dunque, perché dovrei avere in portafoglio BTp? Essenzialmente, per accrescerne la qualità degli asset e il grado di liquidità. Infatti, i titoli di stato si monetizzano piuttosto velocemente. Sulle brevi scadenze sono da considerarsi spesso a tutti gli effetti sostituti della moneta. In pratica, acquistandoli ci si mette al sicuro dai rischi, sebbene allo stato attuale intaccheremmo il nostro potere d’acquisto. Nessun rendimento lungo la curva copre anche solo lontanamente il tasso d’inflazione vigente, al 3,7% a novembre.

E quanti BTp dovrei acquistare? In genere, siamo portati a pensare che questo sia il tipico investimento di chi detenga scarsi capitali e, quindi, sia avverso al rischio. Tuttavia, un portafoglio BTp avrebbe scarso senso per chi dispone di pochi risparmi. Equivarrebbe a rinunciare a un guadagno almeno superiore all’inflazione. Viceversa, chi può permettersi di investire cifre ragguardevoli, può inserire in portafoglio BTp per una percentuale minima.

Quale? La risposta non è scontata. Diciamo che se puntiamo a un portafoglio obbligazionario ben diversificato geograficamente, la quota da destinarvi non dovrebbe superare il 2%, l’incidenza dell’economia italiana sul PIL mondiale.

Ma è anche vero che gli investitori tendono a sovrappesare il mercato di provenienza nelle loro decisioni d’investimento. Dunque, un italiano potrà inserire in portafoglio BTp anche per una percentuale decisamente superiore al 2%. E quali? L’altra regola generale a cui guardare si riferisce alle scadenze: acquistare bond brevi quando i tassi sono bassi e bond lunghi quando i tassi sono alti. I rendimenti obbligazionari oggi sono bassissimi e sembrano destinati a salire nei prossimi mesi e anni. Questo comporterà il deprezzamento dei bond, per cui meglio sarebbe concentrarsi sulle scadenze brevi al fine di: esporsi alla minima volatilità possibile e avere la possibilità di reinvestire la liquidità in bond nel frattempo divenuti più redditizi man mano che quelli in portafoglio giungeranno a maturità.

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