Dopo essere stati scaraventati dalle agenzie di rating, i bond russi effettivamente domani rischiano di cadere sull’orlo del default. Giungono a scadenza due cedole in Russia, relative ad altrettanti titoli da rimborsare in dollari rispettivamente il 16 settembre 2023 e tasso d’interesse 4,875% (ISIN: XS0971721450) e il 16 settembre 2043 con tasso al 5,875% (ISIN: XS0971721963). In totale, l’esborso previsto è di 117 milioni di dollari.

Il ministro delle Finanze, Anton Siluanov, ha dichiarato ieri che le banche incaricate dei pagamenti riceveranno accrediti in yuan, la valuta cinese e nuova valuta di riserva per Mosca.

In alternativa, qualora si rifiutassero di accettarla, riceverebbero pagamenti in rubli. Fatto sta che ormai neppure il Fondo Monetario Internazionale esclude più che il default della Russia sia vicinissimo. In teoria, se i creditori non ricevessero i pagamenti nella valuta di denominazione dei bond, decorrerebbero 30 giorni di tempo (periodo di grazia) oltre il quale scatterebbe formalmente il default.

Default Russia, clausola sul rublo crea dubbi

La Russia si è vista “congelare” gran parte delle riserve valutarie dall’Occidente in risposta all’invasione dell’Ucraina. Pertanto, avrebbe scarse disponibilità di cassa per effettuare pagamenti in valute straniere. E così, le agenzie hanno suonato l’allarme: per S&P i bond russi sono CCC-, per Fitch C e per Moody’s Ca. In pratica, sull’orlo del default in tutti e tre i casi. Attenzione, però, a giungere a giudizi frettolosi. Ieri, Siluanov affermava che la Russia adempierebbe ai suoi doveri pagando, sottintendendo che i creditori non potrebbero accampare scuse. In effetti, agli eurobond emessi a partire dal 2014, cioè dall’occupazione della Crimea, è stata apposta una clausola, in base alla quale la Russia può provvedere a pagare anche in valuta locale.

Ed entrambe le cedole in scadenza domani sono di titoli emessi nel 2016. Pertanto, sui mercati potremmo assistere nelle prossime settimane a una certa confusione circa la reale condizione creditizia di Mosca.

Peraltro, tali clausole svelerebbero come il governo russo si fosse da tempo preparato a rompere i rapporti con l’Occidente. I bond sovrani russi ormai si acquistano anche per una decina di centesimi, segno che non solo il mercato stia scontando il default, ma persino tempi lunghi per la riscossione di parte del valore nominale.

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