Anche se i rendimenti dei titoli di stato sono scesi rispetto ai massimi toccati tre mesi fa, restano allettanti per gli obbligazionisti. E sul mercato sovrano italiano si trovano ancora opportunità d’investimento in bond con cedole molto generose. E non ci riferiamo soltanto a quelle fissate dal Tesoro negli ultimi tempi con l’inflazione al galoppo. Ad esempio, il BTp 1 novembre 2026 con maxi-cedola 7,25% (ISIN: IT0001086567) fa parte dei residui pre-euro ancora in circolazione sul mercato.

Cedola alta, ma perdita in conto capitale

Questo bond fece la sua comparsa come trentennale nel lontano 1996, quando in Italia c’era ancora la lira e non sapevamo se avremmo fatto sin da subito parte dell’Eurozona.

L’alto tasso di interesse offerto era figlio dei tempi. Questo BTp 2026 adesso presenta una durata residua inferiore ai 3 anni. Raggiunse l’apice di prezzo nel 2019 con una quotazione sopra 146. Venerdì scorso, si acquistava sul secondario per circa 111,45.

Malgrado il rendimento lordo sia tutt’altro che spettacolare, al 2,94%, è la cedola a ingolosire. Rapportata al prezzo, è ancora del 6,50%. Anche al netto dell’imposizione fiscale, scende in area 5,70%. Certo, il problema sarebbe portare il BTp 2026 alla scadenza, quando l’investitore accuserebbe una minusvalenza superiore al 10%. Ecco che può sorgere a qualcuno il dubbio circa la possibilità di inserire in portafoglio questo titolo per cercare di rivenderlo nel medio termine allo stesso prezzo. Nessuna perdita e un tasso netto incassato abbastanza interessante.

Quotazione BTp 2026 a medio termine

Tuttavia, se la quotazione rimanesse invariata, man mano che il BTp 2026 si avvicinerebbe alla scadenza il rendimento si ridurrebbe. Tra un anno, crollerebbe ad appena lo 0,80%. Sarebbe uno scenario compatibile con le condizioni monetarie attese dal mercato? Nel gennaio del 2025, questa scadenza avrebbe una durata residua inferiore ai 2 anni. L’ultima volta che un bond biennale rese così poco, fu nella primavera del 2022.

Allora, però, la Banca Centrale Europea teneva ancora i tassi di interesse azzerati.

Il mercato sconta da qui ad un anno un taglio dei tassi al 2,30%, in calo da oggi di 170 punti base o 1,70%. Questo rende altissimamente improbabile una discesa del rendimento allo 0,80%. Anzi, dovremmo attenderci un calo da oggi di scarsa entità e compatibile con una discesa della quotazione, pur non drammatica. A meno di imprevisti, il BTp 2026 non riuscirebbe a tenere il prezzo per i prossimi 12 mesi. Ciò detto, la cedola è così alta da consentire verosimilmente all’obbligazionista di disinvestire nel medio termine senza subire perdite complessive nette. Il tasso più che compenserebbe la perdita di valore del capitale.

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