Punto più, punto meno, lo spread decennale sul mercato sovrano italiano oscilla ormai in area 230 punti base. Questo significa che il BTp a 10 anni offre un rendimento a circa +2,30% sul Bund di pari durata. E’ una enormità per un paese che stampa il suo debito nella stessa valuta della Germania. Significa che, evidentemente, gli investitori pretendono una remunerazione significativamente maggiore per inserire in portafoglio titoli di stato italiani, anziché tedeschi. Ieri, il BTp a 10 anni rendeva intorno al 3,60%. Un anno fa, stava allo 0,65%.

Un rialzo di quasi 300 punti base o 3% in così breve tempo non lo aveva previsto nessuno. Del resto, anche sugli altri mercati si è verificato qualcosa di simile.

BTp a 10 anni, confronto con inflazione

Per quanto ben più sostanzioso rispetto a pochi mesi addietro, il BTp a 10 anni continua a mostrarsi poco generoso. Ciò è perlomeno la convinzione di molte famiglie, che in questa fase stanno stringendo i denti dinnanzi a tassi d’inflazione che hanno sfiorato l’8%. E se non fosse stato per il taglio delle accise sul carburante, la crescita dei prezzi al consumo sarebbe risultata ancora superiore.

Un confronto immediato tra il rendimento al 3,60% e l’inflazione italiana a luglio al 7,9% ci farebbe intendere che non avrebbe ancora oggi alcun senso comprare BTp a 10 anni. Tuttavia, questo pessimismo sarebbe giustificato solo nel caso in cui volessimo detenere il titolo fino alla scadenza e temessimo un’inflazione stagnante ai livelli attuali. Ma è davvero così? Per capirlo, dobbiamo guardare alle aspettative d’inflazione del mercato. Non sono certo la Bibbia, ma forniscono una buona indicazione di come le cose potrebbero evolvere in futuro.

Quale inflazione attesa dal mercato

Un modo per carpire tali aspettative consiste nel prendere i rendimenti dei BTp Italia, in quanto indicizzati all’inflazione, confrontandoli con quelli dei BTp di pari durata e con cedola fissa.

Purtroppo, non abbiamo ad oggi alcun BTp Italia decennale. La scadenza più longeva al momento negoziabile è quella emessa a giugno e che sarà rimborsata nel 2030. Offriva ieri un rendimento reale di 1,52%, a fronte del 3,18% del bond ordinario. In pratica, l’inflazione attesa da qui ai prossimi otto anni si attesterebbe sotto 1,70%. Se i fatti confermeranno tale dato per il prossimo decennio, significa che il BTp a 10 anni rende oggi più del doppio dell’inflazione media annua.

Anche al netto della tassazione, compresa l’imposta di bollo sui conti titoli, dovremmo attenderci un rendimento netto reale nell’ordine di 1,30%. Se, invece, immaginassimo un’inflazione italiana media intorno al target BCE del 2%, scenderemmo sotto l’1%. In ogni caso, il potere di acquisto sarebbe salvo. E non è poco.

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