Anche ieri il governatore della BCE, Christine Lagarde, ha confermato che il rialzo dei tassi nell’Area Euro avverrà a partire dal mese di luglio. Il primo sarà dello 0,25%, a seguire potrebbe esservi una stretta monetaria più decisa nel caso in cui l’inflazione accelerasse. Allo stesso tempo, ha voluto confermare anche il contrasto alla frammentazione monetaria nell’Eurozona, grazie al varo imminente di uno scudo anti-spread. Alla riunione d’emergenza di settimana scorsa, l’istituto era intervenuto proprio per rassicurare i mercati circa la volontà di non tollerare elevati differenziali di rendimento tra i titoli di stato dell’area.

Di fatto, i rendimenti italiani da allora sono scesi vistosamente, pur restando elevati. I rendimenti in Germania, invece, sono rimasti sostanzialmente inalterati.

Rendimenti in Germania stabili

Questa mattina, il Bund a 10 anni viaggia a circa 1,73%, un livello quasi uguale a quello pre-board e in rialzo di 60 punti base o 0,60% questo mese. Perché a stringere sono stati i rendimenti italiani e non anche tedeschi? Le spiegazioni tecniche sono due. La prima consiste nella riduzione del grado di rischio sovrano percepito nel Sud Europa con l’annuncio di uno scudo anti-spread. Prima del board, i “credit default swaps” a 5 anni per l’Italia costavano più di 143 punti base, ieri erano scesi sotto 130. E sappiamo che la tensione alimenta gli acquisti dei “safe asset” come i Bund.

Ma ci sarebbe un’altra ragione ancora più convincente per spiegare il mancato calo dei rendimenti in Germania. Lo scudo anti-spread in discussione e di cui ieri Lagarde non ha voluto fornire dettagli tecnici prevedrebbe acquisti dei bond in affanno sui mercati, a discapito degli acquisti degli altri bond. Poiché serve contrastare l’inflazione drenando liquidità, non sembrano ipotizzabili aumenti complessivi degli acquisti. Dunque, l’eventuale sostegno ai BTp dovrà avvenire riducendo in portafoglio la quantità dei Bund.

Scudo anti-spread in cambio del rialzo dei tassi

Stando così le cose, il calo dei rendimenti italiani si accompagnerebbe alla risalita dei rendimenti in Germania. Solo se la domanda privata più che compensasse la minore domanda della BCE, i Bund resterebbero invariati. Ma perché mai il mercato dovrebbe comprare titoli di stato meno remunerativi, se l’istituto centrale nei fatti azzererebbe o quasi il rischio a carico degli altri titoli? Forse è anche in considerazione di ciò che la discussione sullo scudo anti-spread si è protratta oltre il dovuto in questi mesi. La Bundesbank cerca di proteggere lo status di bene rifugio per i titoli tedeschi. Ma l’esigenza di ottenere un rialzo dei tassi quanto prima l’ha costretta ad accettare un minimo compromesso.

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