La volatilità è il sale delle ultime sedute sui mercati finanziari. Per averne un esempio sarebbe sufficiente guardare ai rendimenti dei bond tedeschi nella giornata di mercoledì. Il Bund a 10 anni, generalmente molto stabile, ha oscillato in poche ore da un minimo di 2,04% a un massimo di 2,34%, salvo scendere in serata a 2,11% e dirigersi subito dopo in area 2,25%. Il saliscendi è frutto delle notizie contrastanti e confuse che arrivano dagli attori di politica economica. Quel giorno, la Banca d’Inghilterra annunciava il ritorno agli acquisti dei bond britannici o Gilt a partire dal 14 ottobre.

La misura si è resa necessaria, ha spiegato, per mantenere condizioni “ordinate” sui mercati. I rendimenti dei bond UK erano saliti fino a livelli giudicati incompatibili con il mantenimento di tale ordine.

Confusione a Londra

Tuttavia, lo stesso istituto aggiungeva che le vendite nette di Gilt fossero state solo rinviate a partire dal 31 ottobre. Questa è la confusione di cui dicevamo. Londra sarà accomodante per un paio di settimane e subito dopo inizierà ad essere restrittiva. Non si capisce bene la ratio di un tale annuncio. Più razionale, per quanto criticabile, sarebbe stato comunicare gli acquisti di Gilt e il rinvio sine die della riduzione del bilancio.

I rendimenti dei bond sono saliti ai massimi da almeno un decennio un po’ ovunque. In Italia, il BTp a 10 anni è volato fino al 4,90%. Livelli che non si vedevano dal 2012. E non è per niente detto che scenderanno sin dai prossimi mesi con la velocità attesa. Ce lo fa intendere proprio la Banca d’Inghilterra, che ha avuto l’ingrato compito di anticipare probabilmente le mosse future di altre grandi banche centrali, tra cui la BCE.

Eccesso di liquidità sui mercati

Il mondo era andato avanti a colpi di “droga” monetaria sin dal 2008 per reagire al crac di Lehman Brothers. Le banche centrali temettero l’arrivo di una seconda Grande Depressione come dopo il 1929.

Agirono iniettando enormi quantitativi di liquidità sui mercati e azzerando i tassi d’interesse. In alcuni casi, questi furono tagliati sotto lo zero. I mercati obbligazionari iniziarono a funzionare all’incontrario. I rendimenti dei bond divennero spesso negativi, con il risultato che indebitarsi conveniva, mentre prestare denaro no.

Questa schizofrenia poté proseguire intatta fino allo scorso anno, quando s’intravidero i primi cenni d’inflazione. Tra maxi-stimoli monetari e, adesso, maxi-stimoli fiscali per reagire alla pandemia, il mondo era stracolmo di liquidità. Essa iniziava ad essere impiegata per speculare sulle materie prime, dato che azioni e obbligazioni erano arrivate già a prezzi stellari. E così l’inflazione si materializzò. Inizialmente, le banche centrali finsero di non vederla, confidando che sarebbe rientrata come per magia. Preso atto che ciò non sia avvenuto e che, anzi, essa corre un po’ ovunque verso la doppia cifra, hanno iniziato ad alzare frettolosamente e senza convinzione i tassi d’interesse.

Rendimenti dei bond alti a lungo

Sapete cosa accade a un tossicodipendente quando lo privi della droga. Inizia a stare male, può avere le convulsioni e diventare violento. E’ quello che sta accadendo sui mercati. Dopo anni di debiti sottocosto, adesso non reggono più un aumento pur minimo dei tassi. I rendimenti dei bond salgono, sebbene rimangano negativi in termini reali. Ma tanto basta a provocare sconquassi e a costringere le stesse banche centrali a intervenire. La prima ad essere caduta è stata Londra. Pochi giorni prima, Tokyo dovette difendere lo yen dal collasso contro il dollaro. Difficile confidare, in queste condizioni, su una stretta monetaria globale rigorosa.

La stessa BCE interviene sin dall’estate comprando BTp e vendendo Bund. Non le sarebbe possibile oggi come oggi ridurre i bond a bilancio vendendoli. Farebbe esplodere gli spread e implodere l’euro, già moribondo sul mercato forex.

Tutte le big saranno costrette a scendere in campo comprando titoli di stato, l’esatto contrario di quanto annunciato dalle più nei mesi recenti e di quello che servirebbe per spegnere l’incendio dell’inflazione. E sappiamo che non sarà possibile domarlo alzando i tassi d’interesse e nel frattempo iniettando maggiore liquidità sui mercati. Dunque, l’inflazione è qui per restare a lungo. E i rendimenti dei bond non potranno scendere. I livelli nominali resteranno elevati, per quanto negativi in termini reali.

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