Banca Unicredit ha comunicato che per il prossimo 10 settembre procederà al rimborso delle obbligazioni senza scadenza con cedola 6,75% ed emesse nel settembre 2014 (ISIN: XS1107890847) per il controvalore di 1 miliardo di euro. Il pagamento del bond Additional Tier 1 (AT1) avverrà alla pari, così come gli interessi maturati e non corrisposti.

Le suddette obbligazioni Unicredit sono anche definite “perpetue”, nel senso che non presentano alcuna scadenza all’atto della loro emissione, bensì solo la facoltà per l’emittente di rimborsare il capitale all’obbligazionista, trascorso un certo periodo “non callable”.

Nel caso specifico, il titolo avrebbe continuato ad offrire una cedola variabile nel caso di mancato esercizio della facoltà di rimborso. Essa sarebbe stata pari al tasso midswap a 5 anni più uno spread di 610 punti base (6,1%). Allo stato attuale, la cedola lorda annuale ammonterebbe al 5,75%, tenuto conto che il tasso medio quinquennale in euro sul mercato si aggiri al -0,35%.

Obbligazioni Unicredit, tassi in calo

Il mercato stava scontando verosimilmente il rimborso delle obbligazioni Unicredit, se è vero che da mesi si assiste a quotazioni in costante calo e tendenti alla pari. Ieri, il titolo chiudeva a 100,80. E adesso ci si aspetta che la banca proceda con il rimborso delle obbligazioni Unicredit con scadenza 31 dicembre 2100 (ISIN: XS1539597499) e cedola 9,25%. La quotazione di ieri si attestava in area 107. L’emissione avvenne nel 2016 per 500 milioni di euro.

C’è un motivo alla base di tali aspettative, all’infuori dell’annuncio di queste ore: Unicredit riesce a rifinanziarsi sui mercati a tassi nettamente inferiori a quelli spuntati fino a qualche anno fa. Ad esempio, di recente ha emesso un bond perpetuo al tasso del 4,45% per 750 milioni. Grazie all’andamento positivo sul mercato obbligazionario, l’istituto può raccogliere capitali a costi più bassi di quelli che sosterrebbe continuando a pagare le alte cedole ai titolari delle obbligazioni più vecchie.

Il corso di Andrea Orcel parte all’insegna dei risparmi, dunque. Per gli obbligazionisti la conferma che i bond perpetui espongano al rischio di reinvestimento. Una volta rimborsato il capitale, si ritroveranno con la difficoltà a ottenere lo stesso flusso di cedole garantito dal precedente investimento. Tassi al 6,75% sono impossibili da trovarsi in questa fase, a meno di puntare su obbligazioni “spazzatura” e verosimilmente fuori dai mercati avanzati.

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