L’ex monopolista telefonico è al centro delle cronache finanziarie in questi giorni dopo il via libera del CDA alla cessione della rete. Una questione che si trascina da ben quindici anni e che sembra finalmente avviarsi verso una soluzione definitiva. Quando l’attuale TIM si chiamava ancora Telecom Italia, aveva emesso obbligazioni a lunga scadenza che ancora oggi sono negoziate sul mercato secondario. Nel 2003, ad esempio, fu la volta di un bond trentennale con scadenza 24 gennaio 2033 e cedola 7,75% (ISIN: XS0161100515).

La sua durata residua attualmente è di circa nove anni e due mesi.

Corsa del bond dai minimi di luglio

Le obbligazioni Telecom hanno rating “non investment grade”, in quanto le agenzie di valutazione internazionali classificano il debito societario come “speculativo”: B+ per S&P e BB- per Fitch, in entrambi i casi con outlook negativo. Il rischio di credito teoricamente risulta essere elevato. L’aspetto interessante della scadenza originariamente trentennale consiste nel taglio minimo di 1.000 euro. Si tratta di un titolo alla portata di tutte le tasche e, quindi, appetibile per gli investitori retail.

Queste obbligazioni Telecom hanno registrato un minimo recente nel mese di luglio ad una quotazione di 102,20. Oggi, è al di sopra di 107. In meno di quattro mesi, c’è stato un apprezzamento del 4,75%. Nel frattempo, poi, l’obbligazionista ha maturato un rateo attivo del 2,35% per la cedola. In totale, il rendimento sarebbe superiore al 7% (sopra il 23% annualizzato!). E c’è da dire che il titolo sembra essere rimasto appetibile, tant’è vero che ai prezzi attuali offre un rendimento lordo alla scadenza del 6,55%. Rispetto al BTp di pari durata, tratta a premio di circa 210 punti base o 2,10%.

Obbligazioni Telecom, rendimento annuale sopra il 20%

Ancora più ghiotto sarebbe stato il rendimento esitato da un eventuale investimento ai minimi toccati nell’ottobre dello scorso anno a 95,25 centesimi. Da allora, la quotazione è risalita del 12,4% e la cedola maturata dall’obbligazionista equivale a circa l’8,10% del capitale nominale, circa l’8,5% dell’esborso effettivo.

In totale, quindi, il guadagno al lordo della tassazione avrebbe superato il 20%. E questa è un’ennesima conferma del fatto che il panorama obbligazionario offre diverse possibilità di guadagno all’infuori dei titoli di stato.

Alla luce degli avvenimenti di queste settimane relative alla governance, le obbligazioni Telecom interrogano sui rischi che i creditori si accollano acquistando quote di debito societario. La società passerà dall’essere gestore della rete a semplice operatore mobile e fisso. Da un lato potrà abbattere l’indebitamento ad un livello doppio rispetto all’Ebitda, dall’altro perderà ricavi dall'”affitto” della rete, nonché la sua posizione privilegiata sul mercato della telefonia in Italia.

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