Quando nel 2020 la pandemia spinse i governi a imporre restrizioni per limitare i contagi, ci fu un business particolarmente colpito e che rischiò il default in assenza di sostegni pubblici: il turismo da crociera. Ad un tratto, le prenotazioni divennero carta straccia, i costi per mantenere le navi inattive non vennero più neanche minimamente coperti dai ricavi, i quali si azzerarono. In questa fase drammatica, Royal Caribbean emise quattro obbligazioni solo tra maggio e giugno per cercare di fronteggiare alla crisi di liquidità.

Le agenzie di rating declassarono il debito del settore e i costi di emissione esplosero. Il bond a 5 anni fu collocato sul mercato con la maxi-cedola dell’11,5%. Nel frattempo, le azioni della compagnia crollavano in borsa.

Dal quasi default a Icon of the Seas

Oggi, l’outlook è completamente diverso. Royal Caribbean ha chiuso il trimestre aprile-giugno con un utile netto di quasi 460 milioni di dollari, a +188% su base annua. Nei primi mesi del Covid, “bruciava” cassa per 250-275 milioni al mese. E ha commissionato presso un cantiere navale finlandese la costruzione di una nuova nave da crociera, la più grande di sempre e dal costo faraonico di 2 miliardi di dollari. Il nome è tutto un programma “Icon of the Seas”. L’icona dei mari raggiungerà i Caraibi ad ottobre e compirà il suo primo viaggio a novembre.

Ha una capacità di quasi 8.000 persone tra 5.610 passeggeri e 2.350 unità del personale di bordo. Consta di 20 piani, 7 piscine, 6 scivoli, 40 ristoranti, una cascata, un parco acquatico e misura in lunghezza 365 metri, mentre pesa 250.800 tonnellate. Un bestione del mare su cui sembra che tutti vogliano salire a bordo. Nei giorni scorsi, era già quasi tutto esaurito per il primo viaggio. E dire che il prezzo del biglietto non sia così accessibile a tutte le tasche: più di 4.670 dollari a persona. In totale, la compagnia incasserebbe più di 26 milioni al debutto della nuova nave.

Rally obbligazioni Royal Caribbean, maxi-guadagni

Questi numeri ci aiutano meglio a comprendere il rally delle obbligazioni Royal Caribbean. Il trentennale in scadenza il 15 ottobre 2027 con cedola 7,50% (ISIN: US780153AG79), emesso in dollari USA nel lontano 1997, solamente nell’ultimo anno è passato da una quotazione minima di 76,50 centesimi ad oltre 100. In termini percentuali, l’impennata è stata superiore al 30%. Nello stesso periodo, poi, la cedola ha accresciuto il rendimento di un altro 10%. In totale, il titolo ha reso più del 40%. Vero è che nel frattempo il cambio euro-dollaro si è apprezzato di circa l’8%, ma è poca roba rispetto ai maxi-guadagni ottenuti con il rally.

E andiamo adesso a verificare l’andamento delle obbligazioni Royal Caribbean con scadenza 1 giugno 2025 e cedola 11,50% (ISIN: USV7780TAC72), emesse in piena crisi come dicevamo. In termini di prezzo si sono mosse relativamente poco grazie all’altissimo tasso di interesse offerto. Tuttavia, questo ha offerto in poco più di tre anni un 35% abbondante di rendimento. Anche chi avesse investito sulle azioni, oggi canterebbe vittoria: +355% dai minimi di marzo 2020. I bond restano con rating “junk” e continuano ad offrire per il lungo periodo intorno all’8% annuo. D’altronde, ciò è perfettamente in linea con il mercato obbligazionario “non investment grade”, il cui rendimento medio è attualmente dell’8,35%, a premio di 250 punti sul comparto BBB. Grosso modo, lo stesso differenziale pre-Covid.

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