Chi ha investito in bond brasiliani un anno fa ha guadagnato il 20% come minimo. Le vicende giudiziarie (impeachment del presidente Dilma Rousseff) che hanno portato a galla i macroscopici fenomeni di corruzione legati alla compagnia petrolifera statale Ptrebras hanno dato una scossa politica ed economica a un paese che è stato travolto da una crisi economica senza precedenti. Così, dopo aver abbandonato per un po’ la piazza carioca, gli investitori stanno tornando a riconsiderare il potenziale di un paese che ha tutti i requisiti per tornare ad emergere fra le migliori economie del Sudamerica, grazie anche ai massicci investimenti che sono stati fatti con il real debole a supporto dei mondiali di calcio e delle olimpiadi di Rio.

I prezzi delle obbligazioni brasiliane sono cresciuti molto

Più nel dettaglio, i rendimenti dei bond governativi brasiliani sono tornati a stringersi per effetto della risalita dei prezzi. Le obbligazioni in real (BRL) con scadenza 2028 e cedola 10,25% (codice ISIN US105756BN96) hanno messo a segno un rialzo del 23% dal punto più basso toccato lo scorso mese di marzo e ora scambiano a ridosso della parità. Se a ciò si aggiunge il rafforzamento della valuta brasiliana nello stesso periodo, si arriva tranquillamente a +50% di apprezzamento. Rialzi importanti anche per le obbligazioni governative emesse in dollari (USD) che sono cresciute a doppia cifra in poco tempo: il bond ad alto rendimento Brasile 12,25% 2030 (codice ISIN US105756AL40 ) è passato in sette mesi da 140 a 170 e offre oggi un rendimento di poco superiore al 5%.

L’economia del Brasile resta solida nonostante la crisi

La domanda ora è: il trend del Brasile continuerà o ci sarà una battuta d’arresto? Difficile fare previsioni, ma una cosa è certa, il mercato anticipa sempre quello che succederà in futuro. E il futuro è visto dagli analisti non più come disastroso per l’economia del Brasile, ma in timida ripresa, vuoi anche per via del repulisti che il parlamento sta facendo ai vertici governativi e ai piani alti delle grandi aziende statali (non solo Petrobras) coinvolte in macroscopici atti di corruzione.

I dubbi ora riguardano però, più che l’aspetto politico, quello economico visto che l’economia del Brasile non cresce più ai ritmi di qualche anno fa. Nonostante le difficoltà legate al crollo dei prezzi delle materie prime, il Brasile si conferma una potenza economica in ascesa. Nel 2015 il Paese e’ entrato in fase di recessione, ma per il 2016 gli esperti prevedono un graduale recupero della crescita del Pil. Anche perché i fondamentali dell’economia brasiliana rimangono solidi: un tasso di inflazione annuale sceso dal 13% del 2003 al 7,5% del 2015; un debito pubblico lordo pari al 62,4% del Pil a fine marzo 2015; un rassicurante livello di riserve internazionali, pari a circa 365 miliardi Usd; un mercato del lavoro che ha raggiunto il livello di piena occupazione e con un bonus demografico ancora in attivo. Quindi, checché se ne dica, si conferma per il momento il perdurante interesse degli investitori internazionali verso il Brasile, che rimane ai primi posti quale meta internazionale degli investimenti diretti esteri.