In questi giorni, vi abbiamo dato notizia dei nuovi Buoni fruttiferi postali 5 x 5. Hanno durata massima di 25 anni e offrono un tasso d’interesse lordo alla scadenza dell’1,5%. Abituati agli zero virgola degli ultimi anni, è già qualcosa. Ma perché impiegare il proprio denaro a tassi così bassi, quando esistono obbligazioni di Poste Italiane ben più promettenti?

Lo scorso anno, l’istituto emise obbligazioni perpetue, cioè formalmente senza scadenza e con cedola fissa del 2,625% fino al 24 giugno 2029, prima data di reset (ISIN: XS2353073161).

Il bond è negoziato alla Borsa di Lussemburgo e ieri quotava a 85,68 centesimi, cioè nettamente sotto la pari. A questo prezzo, se le obbligazioni Poste Italiane fossero rimborsate tra poco più di 8 anni, il rendimento lordo sarebbe del 5,36% e quello netto del 3,97%. A differenza dei Buoni fruttiferi postali, ricordiamo che per le obbligazioni Poste Italiane la tassazione è del 26%.

Obbligazioni Poste Italiane, rendimento con rimborso alle date di reset

Ora, è del tutto evidente che il mercato stia scontando un mancato rimborso del bond perpetuo nel 2029. Effettivamente, se così fosse, la sua durata sarebbe di 8 anni e 3 mesi. Sulla medesima scadenza, il BTp offre neppure l’1,75%. Pur volendo scontare un rendimento leggermente a premio, sarebbe incredibile immaginare un extra così corposo. Tuttavia, nessuno ci garantisce che il rimborso nel 2029 non ci sarà. Moltissimo dipenderà dalle condizioni di mercato di allora. Se emettere nuovo debito per Poste Italiane risulterà meno costoso che di continuare a pagare le cedole sulle obbligazioni perpetue, probabile che le cose andranno diversamente.

Nel caso di mancato rimborso, le obbligazioni Poste Italiane staccherebbero tra il 2029 e il 2034 una cedola pari al tasso “midswap” a 5 anni, maggiorato di 267,7 punti base. Alla seconda data di reset, sempre nel caso di mancato rimborso, tale margine aumenterebbe dello 0,25% e alla terza data di reset, vale a dire nel giugno 2049, di un altro 0,75%.

Attualmente l’IRS a 5 anni è dello 0,72%. Se le condizioni di mercato restassero immutate (ipotesi poco plausibile), la cedola variabile salirebbe a circa il 3,40% dal giugno 2029 fino al 2034. Tenuto conto del prezzo di acquisto attuale, il rendimento da qui al giugno 2034 si attesterebbe sopra il 5,30% lordo. E ancora, sempre immaginando un IRS a 5 anni immutato, la cedola salirebbe ulteriormente al 3,65%. Il rendimento al giugno 2049 risulterebbe del 4,87%. Cedola al 4,40%, infine, dal 2049, cioè più del 5% all’anno rispetto al capitale investito.

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