In settimana la banca francese Bnp Paribas ha emesso obbligazioni perpetue in dollari per l’importo di 1,5 miliardi (ISIN: USF1067PAF39). L’emissione è avvenuta alla pari, cioè al 100% del valore nominale del titolo. Si tratta di un bond subordinato del tipo Additional Tier 1 (AT1). Questo comparto fu preso di mira meno di un anno fa dagli investitori, dopo che la banca svizzera Credit Suisse azzerò il valore dei suoi titoli AT1 senza, peraltro, avere fatto altrettanto con le azioni.

Obbligazioni perpetue, cosa significa

Tornando alle obbligazioni perpetue di Bnp Paribas, la cedola è relativamente generosa: 8% lordo all’anno. Quanto ai rating, sono Ba1/BBB-/BBB. Pertanto, tra le principali agenzie di valutazione internazionale è solo Moody’s ad assegnare al titolo un giudizio “non investment grade”.

Come funzionano di preciso queste obbligazioni perpetue? Il nome stesso suggerisce che non hanno alcuna scadenza ufficiale. Questo significa che il capitale potrebbe non essere mai rimborsato. Ecco la ragione per la quale la cedola offerta è così alta. L’investitore riceve un flusso di reddito elevato ogni anno, così da compensare la possibilità di non rivedersi mai restituito il capitale. Tuttavia, entro il 22 agosto del 2031, cioè a sette anni e mezzo dalla data di emissione, l’istituto si riserva la facoltà di esercitare la prima “call”.

Cedola variabile con reset

A quel punto, due le alternative: l’obbligazionista riceve in pagamento il capitale e l’investimento si estingue; l’investimento prosegue e le obbligazioni Bnp Paribas convertono la cedola da fissa a variabile. Questa sarà pari per i successivi cinque anni al tasso “midswap” a 5 anni più uno spread di 372,7 punti base (3,727%). E il reset avverrebbe ogni cinque anni.

Considerate che allo stato attuale il tasso di riferimento è al 2,73%. Se per pura ipotesi restasse invariato da qui alla prima data di reset, la cedola sarebbe in area 6,45%.

Non è possibile conoscere a priori il livello dei tassi di mercato nel medio-lungo termine. Dunque, siamo dinnanzi a un altro rischio per l’investitore. Oltre a non avere una scadenza certa, le obbligazioni perpetue espongono alla variazione dei tassi. Bene, se questi salgono, male se scendono.

Scenario con tassi in calo

In questo secondo caso, poi, aumenta il rischio opposto dell’esercizio della call. L’emittente troverebbe più conveniente rifinanziarsi sui mercati con il collocamento di un nuovo bond meno oneroso, anziché continuare a pagare cedole elevate agli attuali obbligazionisti. A quel punto, l’obbligazionista perderebbe la possibilità di incassare le cedole per gli anni futuri, verosimilmente dovendo reimpiegare il capitale rimborsato in asset meno redditizi, a parità di rischio.

Le obbligazioni perpetue Bnp Paribas sono subordinate

E abbiamo detto che si tratta di un bond subordinato. Nel dettaglio, se il CET1 ratio di Bnp Paribas scendesse al o sotto il 5,125%, scatterebbe il trigger, vale a dire l’evento che finirebbe per rinviare o annullare il pagamento delle cedole e, in casi estremi, anche il capitale. Il CET1 della banca francese si attesta attualmente al 13,2%, un livello molto rassicurante per l’investitore. Esso segnala il grado di patrimonializzazione, cioè di solidità del capitale.

C’è il rischio di cambio

Infine, queste obbligazioni di Bnp Paribas sono state emesse a premio dello 0,14% sulle altre obbligazioni perpetue, sempre in dollari, con cedola 4,625% e che si acquistavano lo scorso venerdì per meno di 80 centesimi sul mercato secondario. Il loro rendimento, all’atto della nuova emissione, era del 7,84%. Quello effettivo, comunque, dipenderà dalla variazione del tasso di cambio euro-dollaro. E si tratta di un ulteriore rischio che l’investitore si addossa nel momento in cui acquista un bond denominato in valuta straniera.

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