C’è stata un’interessante emissione nella giornata di ieri e che ha riguardato obbligazioni perpetue di Banco Santander. L’importo offerto sul mercato è stato di 1,5 miliardi di euro. Il bond è un Additional Tier 1 (AT1), di cui avrete probabilmente sentito parlare l’anno scorso, quando questa tipologia finì nella bufera sul caso Credit Suisse. La banca svizzera decise di azzerare il capitale del subordinato senza aver fatto prima lo stesso con il capitale azionario. Una misura estrema consentita dalla legislazione elvetica, non da quella europea.

Ricordiamo, infatti, che la direttiva Brrd del 2013 sul cosiddetto “bail-in” impone alle banche di caricare prima le perdite sugli azionisti e soltanto se ciò non bastasse a salvaguardare la condizione finanziaria dell’istituto, sarebbe possibile intaccare anche le obbligazioni subordinate.

Cedola variabile dopo sei anni

Le obbligazioni perpetue di Banco Santander pagano una cedola del 7% lordo all’anno. Ma non per sempre. Infatti, è stato fissato un periodo di “non call” di sei anni, al termine del quale l’emittente si riserva la facoltà di rimborsare il capitale o di continuare a pagare le cedole ai creditori. In questo secondo caso, passerebbero da fisse a variabili. Stando al prospetto informativo, il loro tasso verrebbe fissato pari al “midswap” a 5 anni più un margine non superiore a 512 punti base o 5,12%. In base ai nostri calcoli, dovrebbe attestarsi in area 4,15%.

Trigger con CET1 sotto 5,125%

Quali sono i rischi specifici delle obbligazioni perpetue di Santander? Come accennato sopra, trattasi di un AT1, in quanto fa riferimento al Common Equity Tier 1, un indicatore patrimoniale molto utilizzato nel settore bancario e monitorato ai fini regolamentari. Il suo livello al 31 marzo scorso era del 12,3%. La banca spagnola ha fissato il trigger al 5,125%. Qualora scendesse sotto tale livello, le obbligazioni perpetue appena emesse verrebbero convertite in azioni. In pratica, il debito si trasformerebbe in capitale.

Dati gli elevati rischi, il taglio minimo è stato fissato a 200 mila euro, così da rendere l’investimento nei fatti riservato agli istituzionali. Chiaramente, essendo perpetue le obbligazioni non hanno scadenza. In teoria, la banca potrebbe decidere di non rimborsarle mai. Ciò spiega le alte cedole offerte. Di solito, però, le banche esercitano sempre la “call” alla prima data di reset fissata. Nello specifico, sarebbe il 20 maggio del 2030. A maggior ragione, se hanno la possibilità di rifinanziarsi sul mercato a costi più bassi.

Obbligazioni Santander, il precedente del 2019

Tuttavia, proprio Santander scioccò gli investitori nel febbraio del 2019, quando annunciò che il mese successivo non avrebbe rimborsato le obbligazioni perpetue. Si temette il peggio, mentre il mercato reagì in maniera molto composta. La banca si sentì nelle condizioni di sfidare le ire degli obbligazionisti. Dato il precedente, nessuno abbia la certezza che tra sei anni le obbligazioni perpetue appena emesse saranno rimborsate. Si possono sempre rivendere sul mercato secondario – Santander ha fatto richiesta di ammissione delle negoziazioni al Global Exchange Market of Euronext Dublin – ma questo genere di bond ha tipicamente bassa liquidità degli scambi.

Obbligazioni perpetue, i rischi

In definitiva, le obbligazioni perpetue sono da maneggiare con estrema attenzione da parte degli investitori individuali. Offrono cedole alte, ma presentano rischi maggiori delle emissioni senior. Anzitutto, sono coinvolgibili nelle eventuali perdite con precedenza e nel caso di deterioramento dei ratios patrimoniali i pagamenti delle cedole possono essere rinviati, azzerati, così come lo stesso capitale convertito in azioni. Infine, il rimborso potrebbe non avvenire mai.

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