Ci credereste mai che sul mercato trovate ancora obbligazioni emesse in lire italiane? La lira non è più la moneta ufficiale dell’Italia sin dall’1 gennaio 1999. E dall’1 marzo 2002 non esiste neppure più in circolazione. Da venti anni, insomma, non circola più. Il suo posto è stato preso dall’euro, la moneta unica inizialmente di 12 stati diversi dell’Unione Europea, oggi di ben 19. Un esperimento che mai era avvenuto prima nella storia mondiale. E allora, vi chiederete come sia possibile rinvenire ancora oggi obbligazioni in lire italiane.

Il caso che vi presentiamo riguarda il bond emesso alla fine degli anni Novanta dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS). Parliamo delle obbligazioni in lire con scadenza 4 febbraio 2048 (ISIN: XS0083662923) e zero coupon. Debuttarono sul mercato come titoli a 40 anni. Oggi, presentano una vita residua di 25 anni e 9 mesi. Chiaramente, non trattano più in lire. E già all’atto della loro emissione fu prevista, infatti, la doppia denominazione in lire ed euro. Una peculiarità forse assoluta, trattandosi nel secondo caso di una moneta che avrebbe dovuto ancora vedere la luce.

Le obbligazioni in lire della BERS trattavano ieri sotto i 30 centesimi. Questo significa che un lotto minimo di 1.000.000 di lire, ossia di 516,46 euro, si acquistavano per poco più di 153 euro. Come mai così poco? Come abbiamo accennato sopra, il bond è senza cedola, per cui non corrisponde all’obbligazionista alcun flusso di reddito fino alla scadenza. Nel caso di un bond cosiddetto zero coupon, il rendimento è dato dalla differenza tra prezzo rimborsato alla scadenza e prezzo pagato per acquistarlo.

Obbligazioni in lire BERS a forte premio su BTp e Bund

Chi acquista adesso le obbligazioni in lire della BERS, a casa porterà nel 2048 un rendimento lordo cumulato del 236,6%. Un’enormità! Su base annua, corrisponde a un rendimento lordo del 4,8%. Come si arriva a questo dato? Elevando tale rendimento complessivo per un esponente pari a 1 fratto il numero degli anni che ci separano dalla scadenza.

Si ottiene così un rendimento composto, nettamente inferiore a quello semplice che risulterebbe suddividendo il rendimento totale per il numero degli anni d’investimento.

Infatti, non essendoci alcuna cedola, bisogna tenere conto che stiamo privandoci per 25 anni e 9 mesi di redditi a loro volta capaci di maturare agli redditi. Il 4,8% è altissimo e si confronta con il 3,10% scarso offerto dal BTp 2048. Se effettuiamo, come sarebbe più correttamente fare, il confronto con il Bund di pari durata, oggi all’1%, siamo a un premio di ben 375 punti base. Sia i titoli della Germania che quelli della BERS, in effetti, hanno rating AAA.

A cos’è dovuto l’alto rendimento, peraltro offerto da un bond denominato in euro? Proprio all’assenza di cedola. Chi investe in un bond così longevo, pretenderà certamente un rendimento maggiore del Bund di pari durata, non avendo alcuna cedola a cui attingere fino alla scadenza. Ma bisogna ammettere che il Bund 2050 zero coupon offra poco più dell’1%. E neppure esso stacca cedola. Probabile incidano anche i bassi scambi sul MoT di Borsa Italiana, che rendono questo titolo relativamente poco liquido e, quindi, esposto a un rischio di volatilità ancora maggiore.

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