L’ultima emissione era stata a gennaio e aveva riguardato un Eurobond a 10 anni. Per trovare precedenti obbligazioni in dollari Usa, invece, dobbiamo risalire al 2019, quando Eni collocò sul mercato un decennale a tasso fisso. Ieri, il Cane a sei zampe ha raccolto altri 2,25 miliardi di dollari con una doppia tranche, di cui una a 10 e l’altra a 30 anni. I proventi saranno utilizzati per finanziare il fabbisogno ordinario dell’azienda. Ad essersi occupate dell’operazione sono state Barclays, Bank of America, Citi, Goldman Sachs, IMI-Intesa Sanpaolo, J.

P. Morgan, Morgan Stanley, Santander e Wells Fargo in qualità di Joint Bookrunner.

Tranche a 10 anni

Le obbligazioni Eni in dollari hanno attirato complessivamente ordini per 11 miliardi provenienti da 180 investitori professionali per ogni tranche. Il decennale ha scadenza 15 maggio 2034 e offre cedola fissa annuale lorda del 5,50%. Il prezzo di emissione è stato di 99,333 centesimi. Secondo i nostri calcoli, il rendimento lordo alla scadenza esitato è stato del 5,61%. L’importo offerto è stato di 1 miliardo.

Tranche a 30 anni

Altri 1,25 miliardi sono stati incassati con il trentennale, la cui scadenza è stata fissata per il 15 maggio 2054. La cedola offerta, in questo caso, sale al 5,95% annuale lordo. Il prezzo di emissione scende, invece, a 98,828 centesimi. Il rendimento esitato lo abbiamo calcolato al 6,06%. Facendo riferimento ai rendimenti dei Treasury americani, scopriamo che la tranche a 10 anni ha offerto un premio nell’ordine dei 110 punti base o 1,10%, mentre quella a 30 anni di 143 punti base o 1,43%.

Una buona opportunità d’investimento per il mercato americano, nonché di allargamento della platea degli investitori con i relativi capitali per il colosso energetico italiano. Investire in queste obbligazioni Eni in dollari, tuttavia, comporta l’assunzione di un rischio di cambio. Se la divisa statunitense si deprezzasse contro la moneta unica, il valore delle cedole staccate periodicamente e finanche del capitale rimborsato alla scadenza o ottenuto a seguito di un disinvestimento anticipato si deprimerebbe per noi investitori dell’Eurozona.

Rischio cambio per obbligazioni Eni in dollari

Questo spiega la ragione per cui le obbligazioni Eni in dollari rendano a premio sulle emissioni in euro di medesima durata. Il decennale offre qualcosa come l’1,90% in più. Perché l’emittente avrebbe deciso di indebitarsi a costi più alti di quelli che avrebbero sostenuto indebitandosi in euro? Evidentemente, confida che il fattore cambio gli venga in soccorso per un beneficio almeno pari al maggiore tasso offerto. In altre parole, comprando parte delle due tranche incasseremmo cedole alte, ma negli anni rischiamo di ritrovarci in possesso di pagamenti di valore minore, una volta convertiti in euro.

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