Non è forse uno degli stato dell’America Latina più conosciuti nel resto del mondo, eppure ha una popolazione di oltre 17 milioni di abitanti. In questi giorni se ne parla per via delle sanzioni comminate dagli Stati Uniti a carico di 300 dei suoi abitanti, di cui un centinaio di deputati. Tutti avranno restrizioni sui loro passaporti. E’ il Guatemala, che nel mese di agosto ha visto trionfare con il 60% dei consensi Bernardo Arevalo, esponente della sinistra socialdemocratica e già figlio di un ex presidente.

Il voto è stato annullato dalla Procura generale per irregolarità formali. Proteste di piazza e avvertimenti internazionali non stanno dissuadendo i giudici dal dichiarare nullo il risultato elettorale. E si stanno creando così opportunità per queste obbligazioni emergenti denominate in dollari.

Rating bassi, PIL medio-basso

Se andiamo ad analizzare i rendimenti offerti lungo la curva delle scadenze, notiamo che essi si aggirino tutti intorno al 7% con punte del 7,65% per il bond rimborsabile nel 2050. E i prezzi di tutti sono in calo sulle sanzioni di Washington. C’è il timore, a quanto pare, che il paese venga isolato nel contesto internazionale. Anche l’Organizzazione degli Stati Americani e l’Unione Europea hanno condannato quello che hanno definito un tentativo di “golpe”.

Il Guatemala è un’economia emergente mediamente sviluppata con un PIL pro-capite superiore ai 5.500 dollari. Quest’anno, quello complessivo arriverà a 100 miliardi. Risulta relativamente poco indebitato con un rapporto del 27,50% a fine 2022, ma ciò non toglie che le agenzie di rating assegnino a queste obbligazioni emergenti giudizi bassi: BB per S&P e Ba1 per Moody’s, rispettivamente il secondo e primo gradino dell’area “non investment grade” o “junk”. Da notare la tendenza leggermente rialzista negli ultimi anni.

Rischi da tensioni politiche

Quando si valuta l’affidabilità di un debito di un paese denominato in valuta straniera, bisogna sempre dare un’occhiata al livello delle riserve valutarie.

Esse ci segnalano se i dollari in cassa siano sufficienti per adempiere alle scadenze. Nel caso del Guatemala, ammontano a 21 miliardi contro debito estero a breve termine sotto i 2 miliardi. E l’altra buona notizia sarebbe che la bilancia dei pagamenti negli ultimi anni esita quasi sempre saldi positivi, per cui il paese centramericano tende ad attirare più dollari di quanti ne defluiscano da esso.

Per completezza d’informazione aggiungiamo che il cambio tra il quetzal e il dollaro sia fisso. Nel caso in cui i capitali esteri defluissero abbondantemente a causa delle tensioni politiche, le riserve accuserebbe il colpo. A meno che la banca centrale non lasci fluttuare il cambio liberamente sul mercato per evitare una crisi della bilancia dei pagamenti. Ad oggi, comunque, non sembrerebbe il caso.

Obbligazioni emergenti con valore

Lo sguardo d’insieme ci spinge ad affermare che queste obbligazioni emergenti in dollari avrebbero valore. Non tantissimo, dati i rendimenti già bassi. Ad esempio, sul tratto decennale offrono un premio di neppure 290 punti base o 2,90%. All’emissione nell’ottobre di due anni fa, il differenziale superava di poco i 200 punti o 2%. Oggi, a fronte di una cedola lorda annuale del 3,70%, la quotazione si aggira a poco più di 77 centesimi. Il rendimento cedolare risulta essere così del 4,80%. Fate attenzione, comunque, al rischio di cambio. Un indebolimento del dollaro contro l’euro ridurrebbe il valore del capitale e delle stesse cedole distribuite.

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