Per il mondo delle criptovalute non è un buon momento e la cattiva notizia è che questa fase negativa dura ormai da oltre un anno. Bitcoin è crollato da una quotazione massima di 69.000 dollari nel novembre 2021 ai circa 16.000 attuali. Se la botta era già pesante, la mazzata vera e propria è arrivata un mese fa con il crac di FTX, una delle più importanti piattaforme exchange per i token digitali. L’intero settore ne sta subendo le conseguenze, anche perché è la storia di una truffa miliardaria perpetrata da un gruppo di giovani ai limiti del disadattamento sociale.

Basterebbe guardare alle obbligazioni di Coinbase per capire quanto alta resti la sfiducia degli investitori per quello che fino a pochi mesi fa era ancora un mercato “hot” e in fortissima crescita.

La scadenza 1 ottobre 2028 e cedola 3,375% (ISIN: USU19328AA89) viaggia da settimane intorno ai 50 centesimi, il minimo storico dall’emissione nel 2021. Ieri, ad una quotazione di 51 centesimi offriva un rendimento lordo annuale del 17,84%. Non va meglio alla scadenza 1 ottobre 2031 e cedola 3,625% (ISIN: USU19328AB62), che a meno di 49 centesimi rendeva il 14,40%.

Di preciso, perché le obbligazioni Coinbase fanno così paura? A parte l’effetto psicologico legato a FTX, i numeri stanno peggiorando. La liquidità disponibile della società è scesa da 7,1 a 5 miliardi di dollari nei primi nove mesi dello scorso anno. E gli analisti hanno stimato perdite per 2,6 miliardi nel 2022, seguite da un rosso di ulteriori 1,4 miliardi nel 2023. Il rischio percepito è di un veloce deterioramento finanziario. C’è da dire, però, che fino al 2026 non ci sono obbligazioni Coinbase da rimborsare, per cui ci sarebbe tutto il tempo per attendere migliori sviluppi sul mercato.

Caos cripto minaccia per obbligazioni Coinbase

D’altra parte, lo stesso crollo azionario non rassicura. Nel 2021, la società emise obbligazioni convertibili a 5 anni per 1,25 miliardi. Il prezzo di conversione fu fissato a 370,45 dollari. Sapete qual era l’altro ieri il prezzo di un’azione Coinbase? Meno di 34 dollari.

Infatti, dalla quotazione in borsa di quasi due anni fa, i prezzi sono implosi. Ad un certo punto, erano saliti fino a quasi 320 dollari nell’autunno del 2021. I possessori di quelle obbligazioni Coinbase non saranno affatto contenti, dato che staccano una cedola annua lorda solo dello 0,50%. L’intero profitto era atteso grazie alla plusvalenza, uno scenario che per il momento si allontana di giorno in giorno.

Ma di preciso cosa c’entra Coinbase con lo sfacelo che sta colpendo il mondo delle cripto? Essendo una borsa per lo scambio di token digitali, il suo fatturato dipende direttamente dai prezzi di questi e dai volumi scambiati. La società, infatti, applica una commissione dello 0,5% sul valore delle negoziazioni. Tra Bitcoin in caduta libera e minore interesse del mercato, i ricavi languono e i costi sono stati già tagliati nel luglio scorso con il licenziamento del 18% del personale. Questo non significa che le obbligazioni Coinbase siano necessariamente da buttare. Solo che per inserirle in portafoglio bisogna essere forti di cuore.

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