E’ diventato estremamente complicato trovare sul mercato bond redditizi. Quasi tutti i rendimenti giacciono sotto il tasso d’inflazione o, addirittura, sottozero. Fa quasi scalpore scoprire che, invece, esistano due obbligazioni emesse dalla società Carraro, che si rilevano abbastanza appetibili. Una delle due scadenze è un titolo “callable” con scadenza 31 gennaio 2025 e cedola fissa 3,50% (ISIN: XS1747134564). Al momento, esibisce una quotazione di 102,35, cioè sopra la pari. Ciò riduce il guadagno incassato dall’obbligazionista con la cedola al 2,71% lordo. Al netto della tassazione, siamo al 2,37%.

Non è poco per un investimento di 3 anni e meno di 3 mesi. Anche perché l’inflazione italiana attesa dalla Commissione europea per il triennio 2021-2023 si attesta a una media dell’1,8%. In pratica, queste obbligazioni Carraro consentirebbero all’investitore di inserire in portafoglio asset protettivi del capitale. Il bond in questione può essere rimborsato anticipatamente sin dal 7 febbraio 2021. A partire dal prossimo anno, il riacquisto avverrebbe a 100,75. In sostanza, coloro che possedessero il titolo sin dalla sua emissione si beccherebbero un rendimento extra dello 0,75%, che si andrebbe a sommare al 3,5% erogato tramite la cedola.

Obbligazioni Carraro, curva piatta e rischi

L’altra scadenza è un “callable” 25 settembre 2026 e cedola 3,75% (ISIN: XS2215041513). Quotazione a 103,77, per cui il rendimento lordo esitato è del 2,87%, pari al 2,51% netto. Anche in questo caso, saremmo al di sopra dell’inflazione media attesa per l’Italia nei prossimi anni. L’emittente si riserva la facoltà di rimborsare il bond in anticipo dal 25 settembre 2025 e a un prezzo di 101,875. Qui, il rendimento extra incassato eventualmente da chi avesse acquistato il titolo in fase di emissione sarebbe di quasi l’1,88%.

Notiamo che le obbligazioni Carraro 2026 offrano solamente 16 punti base o 0,16% in più delle altre in scadenza 20 mesi prima. Pochissimo, anche confrontato con il premio dello 0,60% offerto in fase di emissione più di un anno fa. Evidentemente, il mercato considera quasi equivalente un investimento a 38 mesi a uno di 58 mesi.

In entrambi i casi, comunque, si corrono rischi. In primis, perché i bond sono sprovvisti di rating, per cui non sono stati preventivamente sottoposti alle valutazioni delle agenzie internazionali. Secondariamente, nel caso di rimborso anticipato infliggerebbero una perdita ai neo-acquirenti, sia perché il riacquisto avverrebbe a prezzi inferiori a quelli di mercato (pur sopra la pari), sia per il mancato incasso delle cedole rimanenti fino alle rispettive scadenze.

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