Le obbligazioni sono titoli di credito, che assegnano al possessore il diritto di percepire il rimborso del capitale nominale alla data stabilita all’atto dell’emissione e di godere fino ad allora di cedole periodiche, la cui entità fissa o variabile è legata a sua volta al valore nominale del titolo medesimo. Tra quelle cosiddette “strutturate”, abbiamo i bond “bull e bear”, ossia “toro e orso”. Vediamo in breve di cosa si tratta e perché si mostrano allettanti proprio in questa fase di indecisione sui mercati finanziari, seppure rischiosi per gli investitori.

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Le obbligazioni bull e bear sono titoli emessi con cedola fissa o variabile e in due tranche: una prima prevede il rimborso del capitale aumentato di una percentuale sulla base dell’andamento di un indice sottostante (azionario, materie prime, etc.); la seconda prevede un’indicizzazione inversa rispetto all’andamento dell’indice sottostante. Nel primo caso, si parla di tranche bull o toro, nel secondo di tranche bear o orso.

Facciamo un esempio: la società Alfa emette un prestito obbligazionario a 3 anni per un controvalore nominale di 1 miliardo di euro, suddiviso in 2 tranche da 500 milioni ciascuna. La prima prevede che il capitale venga rimborsato secondo una correlazione positiva di 1:1 (con limite massimo di guadagno/perdita, per ipotesi, del 15%) rispetto all’andamento dell’Ftse Mib alla scadenza; la seconda che esso venga rimborsato secondo una correlazione negativa. Supponiamo che alla data fissata per il rimborso, l’Ftse Mib risulti cresciuto del 10% rispetto alla data di emissione. Coloro che avevano sottoscritto i bond della prima tranche otterranno un capitale aumentato del 10% (anziché 100, otterranno 110), mentre quanti si ritrovano in possesso dei bond della seconda tranche, otterranno un capitale diminuito del 10%, cioè di 90 al posto di 100.

Come l’emittente può “giocare” con le due tranche

L’emittente riuscirà così ad azzerare il rischio dell’emissione indicizzata, in quanto le perdite subite con la tranche bull saranno perfettamente compensate dai guadagni ottenuti con la tranche bear.

In effetti, si ritroverà a pagare ai primi 550 milioni, ai secondi 450 milioni. La somma farà sempre 1 miliardo, il valore nominale dell’emissione. In più, potrà aver spuntato una cedola inferiore a quella che avrebbe dovuto corrispondere su un’emissione ordinaria di pari scadenza, visto che l’investitore che acquista un simile bond è allettato dalla prospettiva del guadagno legato alla scommessa, nel caso venisse vinta.

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Quando questo tipo di obbligazioni ha senso e per chi? Proprio nelle fasi in cui risulta difficile prevedere l’andamento dell’indice sottostante nel prossimo futuro l’emittente può attirare capitali sulla scelta binaria. Oggi, stiamo proprio in questa incertezza, per cui se dovessimo scommettere, ad esempio, sull’andamento dell’Eurostoxx da qui a 1 anno, una parte del mercato punterebbe al rialzo, un’altra al ribasso, pesando sulle previsioni numerosi fattori politici e internazionali difficilmente interpretabili a priori. E’ evidente, però, che se sbagliamo la scommessa, il rischio di “bruciare” parte del capitale investito diverrebbe reale.

Tornando all’esempio di cui sopra, se il mercato intravedesse con maggiori probabilità una discesa dell’indice Ftse Mib entro la scadenza, in pochi acquisterebbero la tranche bull, mentre in tanti si butterebbero su quella bear. Per questo, la società eventualmente renderà asimmetrica la scommessa, “premiando” coloro che sottoscriveranno la tranche bull, in quanto più rischiosa. Come? Riducendo le perdite che accuserebbero in fase di rimborso, nel caso in cui avranno perso la scommessa, ovvero se l’Ftse Mib risulterà diminuito. Anziché perdere il 10%, potrebbero vedersi tagliare il capitale del 5%. O viceversa, potrebbe ridurre i guadagni a carico di chi investe nella tranche bear, la meno rischiosa sulla base delle previsioni, fissando al 5% i guadagni potenziali contro il 10% della tranche bull.

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