Un obbligazionista ci ha scritto per capire come comportarsi con gli Oat 2072 emessi dalla Francia poco tempo fa. Si tratta di un bond a 50 anni, scadenza 25 maggio 2072 e con cedola 0,5% (ISIN: FR0014001NN8). Ci spiega di avere acquistato il titolo a una quotazione di 78,70 centesimi, mentre al momento questa risulta scesa in area 68,50 centesimi.

Oltre a precisare che non possiamo e né vogliamo fornire suggerimenti sugli investimenti, iniziamo con il dire che non si è trattato di un impiego accorto dei propri risparmi.

L’Oat 2072 fu acquistato, verosimilmente nell’ultima parte del 2021, a un rendimento lordo intorno all’1,10%. E’ bassissimo per un bond della durata così lunga. Mai comprare obbligazioni lunghe quando i tassi sono bassi.

Oat 2072 giù con l’inflazione

Adesso, con un’inflazione italiana quasi al 5%, questo titolo infligge una perdita in termini reali abbastanza consistente. Il crollo della quotazione, che solamente due mesi fa sfiorava gli 88 centesimi, si deve al trend rialzista dei rendimenti di mercato. L’alta inflazione europea spinge gli obbligazionisti a pretendere rendimenti nominali più elevati e la BCE a prospettare un rialzo dei tassi. Da qui ai prossimi mesi e anni, appare obiettivamente molto difficile immaginare che la quotazione dell’Oat 72 risalga. Anzi, è molto probabile che la discesa continui per far salire il rendimento a livelli almeno accettabili per il mercato.

Tuttavia, se oggi rivendessi un titolo acquistato pochi mesi fa a prezzi maggiori, rimedierei una perdita dopo avere incassato cedole praticamente nulle. L’operazione non avrebbe avuto alcun senso finanziario. Chi investe in un bond a 50 anni si presume che possegga almeno la pazienza per assistere a una ripresa della quotazione, se non per attendere che arrivi a scadenza. Pertanto, sarebbe più sensato mantenere l’Oat 2072 in portafoglio per i prossimi anni, non già per le cedole impercettibili, quanto per confidare in un nuovo ciclo monetario espansivo.

Se la quotazione si riportasse verso la pari, almeno riusciremmo a rivendere il titolo senza perdere alcunché, sperando che l’inflazione nel frattempo non abbia più che compensato gli eventuali guadagni attraverso i rendimenti annui reali negativi.

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