Nella giornata di lunedì, il Brasile è tornato sul mercato internazionale dei capitali per la seconda volta in tre mesi per emettere un bond in dollari in doppia tranche. Ha raccolto complessivamente 4,50 miliardi, equamente ripartiti tra la scadenza a 10 anni e quella a 30 anni. In totale, ha attirato ordini per oltre 14 miliardi, anche in questo caso quasi perfettamente ripartiti, ma con una leggera preferenza per la tranche più lunga.

Bond in dollari dopo l’emissione ESG

Il nuovo bond in dollari del Brasile a 10 anni ha esitato un rendimento del 6,35%, a premio di circa 225 punti base sul T-bond di pari durata.

E il bond a 30 anni ha offerto un rendimento del 7,15%, in questo caso a premio di 285 punti base sull’omologo degli Stati Uniti. La precedente emissione risaliva al mese di ottobre, quando il Brasile collocò sul mercato il suo primo bond ESG, cioè mirato a finanziare progetti ambientali e sociali. Raccolse 2 miliardi di dollari con una scadenza nel 2031 e cedola del 6,50%.

L’ultima emissione ordinaria sui mercati internazionali, invece, risale allo scorso aprile per 2,25 miliardi e riguarda un decennale in scadenza nel 2033 con cedola 6,15%. Il nuovo bond del Brasile non serve per coprire i pagamenti in scadenza quest’anno, bensì per l’anno prossimo, stimate in 7-8 miliardi. Dobbiamo ricordare che il paese sudamericano ha rating “non investment grade”: BB per S&P, Ba2 per Moody’s. Il rischio di credito risulta essere teoricamente elevato.

Male i conti pubblici

Il debito pubblico brasiliano si attestava al 73,4% del PIL nel settembre scorso, mentre i conti dello stato si sono deteriorati nel corso del 2023. Sono passati da un avanzo primario dello 0,5% a un disavanzo del 2,2%. Considerato il solo stato centrale, il peggioramento è stato da +1,2% a -2%. Anche al netto della spesa per interessi, quindi, il bilancio pubblico chiude in rosso. Considerata questa voce di spesa, il deficit salirebbe in area 5,5%.

Nel fare attenzione ad investire nei bond del Brasile, bisogna considerare anche l’altissimo debito estero del paese, quasi a 730 miliardi di dollari. Di esso, però, soltanto un 10% è in scadenza entro un anno, mentre il livello delle riserve valutarie risulta abbastanza congruo, prossimo a 350 miliardi. Tra l’altro, la bilancia commerciale ha chiuso l’anno scorso in attivo di quasi 100 miliardi, sebbene le partite correnti abbiano esitato un passivo di 21,9 miliardi. Questi numeri denotano una fuga dei capitali dal Brasile superiore all’attivo commerciale.

Bond Brasile soggetti al rischio politico

Il Brasile ha annunciato l’anno scorso che ogni anno collocherà sul mercato un bond ESG oltre alle emissioni ordinarie. Ciò implica un aumento delle emissioni lorde complessive. Il governo sta cercando da un lato di raccogliere capitali da destinare al finanziamento di iniziative socio-ambientali, dall’altro di approfittare degli spread relativamente bassi di questa fase per rifinanziare con largo anticipo il debito in scadenza. Il vero rischio è politico. L’agenda del presidente Lula è molto assistenzialista e prevede di stringere alleanze con gli altri Brics, allontanandosi sempre più dalla sfera occidentale.

[email protected]