La scorsa settimana, il Portogallo ha emesso un nuovo bond a 15 anni per l’importo di 1,8 miliardi di euro. Elevata la domanda registrata al collocamento sindacato: 17,9 miliardi. Ad essersi occupati dell’operazione sono state Barclays, BNP Paribas, Goldman Sachs, JP Morgan, Morgan Stanley e NovoBanco. E’ iniziata così la corsa del Tesoro di Lisbona per raccogliere capitali sui mercati quest’anno per 19,8 miliardi, più dei 17,7 miliardi del 2022. La cedola fissa lorda annua è stata fissata al 3,50%, mentre il prezzo di collocamento esitato è stato di 97,821 centesimi per un rendimento annuo lordo alla scadenza del giugno 2038 del 3,689%.

Questo è risultato di 75 punti base (o 0,75%) superiore al tasso “midswap” e di una ventina sopra il rendimento del titolo già in circolazione. La precedente emissione di un bond a 15 anni risaliva al novembre del 2021, quando debuttò l’attuale “benchmark” con scadenza 15 aprile 2037. Allora, però, il rendimento esitato fu di appena lo 0,622%.

Ma il Tesoro di Lisbona non può che ritenersi soddisfatto. L’aumento del rendimento è stato conseguenza delle mutate condizioni del mercato nell’ultimo anno. Oltretutto, i titoli di stato lusitani rendono non solo sotto la curva dell’Italia, bensì anche della Spagna. Questo significa che il Portogallo sul piano dei rendimenti sia oramai più vicina a Berlino che non a Roma. Date le premesse, il bond a 15 anni appena emesso ha elevati margini di apprezzamento nei prossimi mesi e anni.

Bond Portogallo, ecco i dati macro

Considerato che, in media, il bond del Portogallo su questa scadenza ha reso meno dell’1,50% lordo nell’ultimo quinquennio. I dati macro autorizzano a un cauto ottimismo anche per il futuro. Il debito pubblico dovrebbe essere sceso al 115% nel 2022 e quest’anno è atteso al 110%. Esso non risulterebbe più terzo dopo Grecia e Italia all’interno dell’Area Euro, scavalcato da Spagna, Belgio e Francia. Questo drastico miglioramento è dovuto al combinato tra risanamento fiscale e alta crescita economica.

Con l’allentamento delle restrizioni anti-Covid, il PIL dovrebbe essere salito del 6,7% l’anno scorso, in accelerazione dal +5,5% del 2021. Praticamente, già si troverebbe a +3,2% sul 2019. Nell’ultimo decennio, la crescita media annua è stata dell’1,6%. Prima della pandemia era stata dell’1,8%.

E nel frattempo, il deficit pubblico è stato solo del 2,8% del PIL nel 2021, mentre nel primo semestre dello scorso anno il bilancio dello stato ha chiuso in attivo dello 0,8%. Per quest’anno, il disavanzo scenderebbe allo 0,9%. Questi numeri sarebbero più che sufficienti per spiegare le ragioni di un investimento nei bond del Portogallo, malgrado i loro rendimenti più magri dei BTp. I rating più alti (BBB+ per S&P e Fitch, Baa2 per Moody’s) e il buon andamento macro fanno sperare in un ulteriore miglioramento del mercato sovrano lusitano nei prossimi anni. Di fatto, Lisbona persegue da tempo una politica di deficit zero e il boom del turismo contribuisce al potenziamento delle prospettive di crescita.

I bond del Portogallo possono essere considerati sul piano dei prezzi/rendimenti come una sorta di investimento a metà strada tra Sud e Nord Europa. Un fatto straordinario, se si pensa che meno di un decennio fa il paese fosse ancora sottoposto all’assistenza finanziaria della Troika (UE, BCE e FMI). La forte stabilità politica di questi anni ha dato una mano ai governi succedutisi per non cedere alla facile tentazione di fare deficit. Il governo del premier socialista Antonio Costa, fortunato erede delle politiche di austerità dei conservatori, ha proseguito sulla strada del risanamento dei conti pubblici senza forti tentennamenti.

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