Dopo settimane, anzi mesi di forti tensioni, ritardi e tira e molla, il governo Meloni ha trovato finalmente un’intesa con la Commissione europea riguardo alla terza rata del Pnrr e, in prospettiva, sulla quarta. Una vicenda, che da un po’ di tempo era seguita con apprensione dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il quale è anche responsabile delle emissioni di titoli di stato. Il ministro delle Politiche europee, Raffaele Fitto, ha annunciato che Bruxelles invierà la terza tranche da 18,6 miliardi di euro, richiesta già a fine 2022 e attesa per i primi mesi di quest’anno.

Essa sarà decurtata dei 519 milioni assegnati in relazione all’obiettivo, per il momento mancato, di potenziare i posti letto per gli studenti universitari di 7.500 unità entro l’anno passato. Era il motivo del contendere da mesi, perché i commissari eccepivano che tra i posti l’Italia avrebbe conteggiato anche quelli esistenti presso alcuni studentati.

Entro l’anno 35 miliardi

Tuttavia, i 519 milioni non sono perduti. L’obiettivo diverrà qualitativo, cioè la Commissione guarderà al complesso dei +60.000 posti letto da creare entro il 2026. In realtà, questa parte non assegnata dovrebbe essere aggiunta alla quarta rata, che in sé è di 16 miliardi e che Fitto ha annunciato sarà erogata anch’essa entro l’anno. Infatti, il governo sostiene che l’obiettivo dei 7.500 posti letto sarebbe stato già raggiunto entro il 30 giugno. Parliamo, quindi, di 35 miliardi di euro che dovremmo ricevere tutti nel 2023, come da previsioni. E questo offrirebbe sollievo ai titoli di stato.

In un primo momento, l’ipotesi lanciata dalla stessa Commissione di scorporare il mezzo miliardo dalla terza tranche non era stata accettata dall’Italia. Il governo temeva un rischio reputazionale. Allo stesso tempo, le modifiche relative a 10 su 27 obiettivi collegati alla quarta rata del Pnrr hanno generato il timore di uno slittamento dell’erogazione al 2024. I ritardi nell’incassare 35 miliardi avrebbero spinto il Tesoro ad aumentare le emissioni di titoli di stato per non incorrere in carenze di liquidità.

In alternativa, il governo avrebbe dovuto sacrificare la crescita economica, fermando gli investimenti in cantiere.

Sblocco Pnrr, si allenta pressione su titoli di stato

In una fase già di alte emissioni sovrane e nel bel mezzo di una stretta monetaria, appesantire l’offerta di altri 35 miliardi sarebbe stato problematico. Inoltre, sarebbe arrivato ai mercati un messaggio sbagliato, cioè dell’incapacità di tenere il passo con i tempi del Pnrr. Le prospettive di crescita per il PIL italiano sarebbero state riviste al ribasso. E anche questo avrebbe gravato sulla valutazione dei titoli di stato.

Per essere chiari, questi rischi rimangono tutti. Solo quando avremo ricevuto terza e quarta rata del Pnrr, potremo affermare che il pericolo sia stato scampato. Tuttavia, dopo giovedì l’aria sembra cambiata. Lo testimonierebbero le stesse parole del commissario agli Affari monetari, Paolo Gentiloni, improntate all’ottimismo. Sui tempi delle erogazioni, nessuna certezza. Entro qualche settimana la terza, si spera in autunno la quarta. Quest’ultima richiederà due mesi di valutazione delle modifiche richieste dall’Italia. Il governo ha anticipato i tempi di presentazione da fine agosto agli inizi del mese. Ciò consentirebbe, in teoria, a Bruxelles di offrire già una risposta entro ottobre. Se tutto andasse bene, il pagamento avverrebbe anche a novembre.

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