C’è allarme siccità in Europa. I livelli delle acque dei fiumi sono scesi in molte aree sotto i livelli di guardia, tali da rendere impossibile o non conveniente la navigazione. E se vi dicessimo che esiste lo stesso problema sul mercato obbligazionario del continente? Qui, non sono certo le precipitazioni a mancare, quanto le emissioni di nuovi titoli attraverso collocamenti sindacati. Bloomberg ha trovato che, stando a un monitoraggio iniziato nel 2014, il 2022 detenga il record del numero di giorni trascorsi senza collocamenti di titoli di stato e corporate bond.

All’8 agosto, erano già 32. E’ stato così superato il precedente record di 31 del 2018, ma che si riferiva all’intero anno. Allora, infatti, fino all’8 agosto erano stati solo 13 i giorni senza emissioni obbligazionarie.

In un certo senso, possiamo affermare che il mercato obbligazionario in Europa sia in panne. I rendimenti sono risaliti nettamente dalla fine dello scorso anno fino al mese di giugno. Nessuno si aspettava una caduta dei prezzi così veloce e drastica. E’ stato il primo semestre peggiore da almeno mezzo secolo a questa parte per i bond. A giugno, però, qualcosa è cambiato. I grafici segnalano una ripresa cospicua dei prezzi con annesso ripiegamento dei rendimenti.

Mercato obbligazionario attendista tra inflazione e recessione

Il crollo fino a giugno era stato dettato dalla necessità per il mercato obbligazionario di ottenere rendimenti nominali più alti contro l’inflazione ai massimi dagli anni Ottanta. Nelle ultime settimane, sta prevalendo il timore che l’economia di Nord America ed Europa cada in recessione. Tecnicamente, già è accaduto negli USA. La Germania è in stallo, con il PIL invariato nel secondo trimestre. La crisi energetica ha fatto esplodere l’inflazione in tutto il continente, ma adesso rischia di colpire soprattutto l’economia.

Questo spiegherebbe lo stallo anche del mercato obbligazionario. Governi e aziende non capiscono se i costi di emissione nei prossimi mesi torneranno a salire o continueranno a scendere.

Ciò dipenderà dal tipo di scenario macro che avremo davanti, a sua volta dipendente in parte dall’evoluzione della guerra tra Russia e Ucraina. Emettere bond oggi significa da un lato poter approfittare del calo dei rendimenti di questa fase, dall’altro rischiare di pagare di più di quanto non sarà tra poche settimane.

Per non parlare delle prospettive economiche. Le aziende emettono bond o per rifinanziare debiti in scadenza o per accenderne di nuovi per investire. Ma con questi chiari di luna non sembra saggio indebitarsi per investire in quella che potrebbe diventare una fase di recessione dell’economia. Da qui l’attendismo di questi mesi.

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