Si è concluso con un tasso di adesione del 77% il maxi-swap lanciato lunedì mattina dallo stato e protrattosi fino a martedì sera. I bond in oggetto erano quelli emessi dall’Argentina in valuta locale, per un controvalore di 55 miliardi di pesos o 65 miliardi di dollari. Al termine dell’operazione, le adesioni sono state per 42.600 miliardi di pesos o 52,5 miliardi di dollari. Le scadenze, che ricadevano tutte entro quest’anno, saranno scambiate con altre da rimborsare sin dal 2025 fino al 2028.

Lotta all’inflazione priorità per Milei

Per il presidente Javier Milei, in carica da tre mesi, si è trattato di un grosso successo.

Grazie all’iniziativa, il governo ridurrà le emissioni di moneta con cui rifinanziare il debito in scadenza. Dunque, il maxi-swap dei bond dell’Argentina, il più consistente mai avvenuto nel paese sudamericano, si tradurrà in un ulteriore strumento di lotta all’inflazione.

A febbraio, l’indice dei prezzi al consumo ha accelerato la corsa su base annua al 276,20% dal 254,20% di gennaio. Ma su base mensile si è registrato il secondo rallentamento consecutivo dal 20,6% al 13,2%. L’apice era stato raggiunto proprio a dicembre, in concomitanza con l’insediamento di Milei e la maxi-svalutazione del cambio, al 25,5%. Un dato che fa ben sperare il governo, il quale confida che il processo di aggiustamento di prezzi e cambio sia già culminato. L’austerità fiscale starebbe facendo effetto, traducendosi in sostanziosi tagli alla spesa pubblica e in un aumento delle entrate fiscali.

Swap senza put option

Confortata dai numeri, la banca centrale ha annunciato lunedì sera il taglio dei tassi overnight dal 100% all’80%. C’è da dire che il cambio al mercato nero sembra essersi stabilizzato, pur rimanendo di un 20% più debole rispetto a quello ufficiale. Ad ogni modo, il successo di Milei appariva scontato. Lo swap ha riguardato bond dell’Argentina posseduti per oltre il 70% dallo stesso settore pubblico, tra cui la banca centrale, l’agenzia di sicurezza sociale Anses e Banco Nacion.

Le adesioni tra gli investitori privati si sono fermate al 17,5%.

La bassa partecipazione tra questi ultimi è stata dovuta all’assenza di una put option per i bond di nuova emissione. A differenza di altre operazioni condotte sotto la presidenza Milei, non è stato garantito agli obbligazionisti il riacquisto da parte dello stato per il caso in cui i prezzi scendessero sotto una determinata soglia. Comunque, il buon esito dello swap rilancerebbe i bond dell’Argentina “inflation-linked”. E anche quelli in dollari sui mercati internazionali riprendono fiato.

Bond Argentina in dollari in rialzo

La scadenza del 9 luglio 2035 con cedola 3,625% (ISIN: US040114HT09) rimbalzava ieri dell’1,5% a 37,30 centesimi. Stava sotto 26,50 centesimi prima della vittoria di Milei a novembre. E la scadenza del 9 luglio 2041 con cedola 3,50% (ISIN: US040114HV54) è salita a ridosso dei 35,40 centesimi dai 27,50 centesimi a cui viaggiava poco prima delle elezioni. A febbraio, i titoli avevano accusato forti cali, a seguito delle tensioni tra governo e Congresso per l’implementazione delle riforme economiche contro la crisi.

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