Non si arresta la corsa dell’inflazione in Turchia, che a luglio è salita dal 17,53% al 18,95%, collocandosi sopra le stime degli analisti. L’esplosione dei prezzi è stata trainata principalmente dal +24,9% dei generi alimentari, mentre i prezzi alla produzione si sono impennati del 44,9%, lasciando intravedere un’ulteriore accelerazione dell’inflazione nei prossimi mesi. Giù i bond della Turchia, con i rendimenti a 10 anni saliti al 17,43% e quelli a 2 anni al 18,79%.

La situazione è diventata ancora più spiacevole per il governatore Sahap Kavcioglu. Egli ha promesso che la banca centrale terrà i tassi d’interesse sopra l’inflazione.

Ad oggi, sono fissati al 19%, per cui il loro tasso reale si è azzerato a luglio. Ed ecco che gli analisti e lo stesso mercato ritiene che al board tra una settimana esatta, l’istituto non potrà che alzare i tassi. Per questa ragione, la lira turca si tiene lontana dai minimi record toccati a inizio giugno, quando contro il dollaro arrivò a scambiare 8,8. Pur indebolita su base giornaliera, ieri scambiava a 8,43-4.

Bond Turchia, rialzo dei tassi possibile

Di promesse infrante è piena la storia recente della banca centrale turca. Del resto, l’attuale governatore è stato nominato dal presidente Erdogan a marzo, quando a sorpresa fu destituito Naci Agbal dopo appena quattro mesi e mezzo di incarico. Il mandato ricevuto è chiarissimo: tagliare i tassi quanto prima e più in basso possibile. Per quanto altissimi, i rendimenti turchi sono diventati praticamente negativi in termini reali. E questo non depone né a favore di un afflusso di capitali sul mercato sovrano anatolico, né della stessa lira turca.

Se la banca centrale alzerà i tassi tra una settimana, i bond della Turchia dovrebbero registrare un ulteriore aumento dei rendimenti sul tratto medio-breve e un possibile restringimento su quello medio-lungo. Il primo capta perlopiù le condizioni monetarie attuali e future attese, il secondo le aspettative d’inflazione nel lungo periodo.

Già la forma invertita della curva prelude a un simile scenario: tassi alti non per breve tempo e inflazione anch’essa alta nel lungo periodo, ma un po’ meno dei livelli attualmente raggiunti. La vera domanda è, però, se gli obbligazionisti si accontenterebbero di un semplice rinvio del taglio dei tassi. Il disappunto è dietro l’angolo.

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