L’assemblea dei soci ha approvato il bilancio dell’esercizio al 30 giugno 2023, chiusosi con perdite per 123,7 milioni di euro. Ha altresì dato il via libera al nuovo aumento di capitale da 200 milioni, che dovrà essere concluso entro il 2024. Ma il Chief Corporate e Financial Officer, Stefano Cerrato, ha anticipato che la Juventus non emetterà un nuovo bond. Il rimborso di quello in scadenza il prossimo 19 febbraio avverrà attingendo ad altre risorse.

Verso terza ricapitalizzazione in quattro anni

La società bianconera fa notare che al 30 settembre scorso vi erano disponibilità di credito per 200 milioni.

In ogni caso, nuova liquidità entrerà con la terza ricapitalizzazione in quattro anni. In tutto, i soci avranno iniettato entro i prossimi mesi 900 milioni di euro dalla fine del 2019. Di questi, 575 milioni sono a carico di Exor. La holding della famiglia Agnelli detiene, infatti, il 63,8% del capitale del club.

Il bond Juventus in scadenza a febbraio richiederà un esborso di 175 milioni. Ieri, quotava a 99,35 centesimi e offriva così un rendimento lordo in area 6%. Effettivamente, è abbastanza elevato anche per le attuali condizioni di mercato. E, infatti, la società spiega la mancata emissione proprio con gli alti costi che essa comporterebbe in questa fase, preferendo così utilizzare altri canali di finanziamento.

Bond Juventus fu un successo

E dire che il bond Juventus, allora ribattezzato bond CR7, emesso agli inizi del 2019, fu considerato un grande successo. Per la prima volta una società di calcio italiana emetteva direttamente un’obbligazione e tra l’altro senza alcun rating. La cedola del 3,375% risultò essere molto bassa anche per i rendimenti vigenti in quel periodo. Da allora, però, la situazione finanziaria non ha fatto che deteriorarsi. Ha un patrimonio netto negativo per 31,2 milioni e debiti finanziari per 397,1 milioni.

Del resto, un paio di mesi dopo l’emissione del bond Juventus, le azioni bianconere capitalizzarono in borsa oltre 1,5 miliardi.

Attualmente, valgono nel complesso poco più di 630 milioni. E nel frattempo i soci hanno sganciato già 700 milioni. Il trend dà il senso del tracollo finanziario accusato dalla società negli ultimi anni. Da qui la decisione di non ricorrere a una seconda emissione obbligazionaria. L’aura di solidità della prima non esiste più da un grosso pezzo.

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