La banca dei Brics, formalmente nota come New Development Bank (Nuova Banca per lo Sviluppo), sta concludendo l’iter delle autorizzazioni per l’emissione di bond in valute locali per 28 miliardi di dollari. Ed è in fase di finalizzazione l’iter per l’emissione di un bond da 3 miliardi di dollari, sempre in valute locali, da destinare al finanziamento di progetti infrastrutturali presso le economie emergenti. I titoli saranno rivolti agli investitori istituzionali, ai governi, alle istituzioni finanziarie e agli investitori ordinari.

Bond Maharaja per staccarsi dal dollaro

Brics è un acronimo che sta per Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Ma è ormai una denominazione riduttiva. Il numero dei componenti è stato raddoppiato di recente con l’ingresso di Egitto, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Etiopia e Iran. Decine di altri paesi sono in attesa di farvi ingresso. L’annuncio di questi giorni non ha soltanto un valore finanziario, ma anzi assume un significato, anzitutto, geopolitico. Il fronte dei paesi ostili all’Occidente o non perfettamente allineati vuole allentare la propria dipendenza dal dollaro americano.

I titoli emessi dalla banca dei Brics saranno chiamati “Maharaja bond”. Il fatto che saranno denominato nelle valute locali punta a rafforzarne i tassi di cambio e a sostenerne le rispettive economie. Un passo in avanti notevole, seppure non privo di dubbi e ostacoli. La risposta del mercato sarà tutta da verificare. Il dollaro è una valuta forte e stabile nel tempo, per questa ragione anche le economie emergenti lo adottano spesso per raccogliere liquidità sui mercati.

Bond Brics con basso rischio di credito, alto rischio di cambio

E per quanto le emissioni dei Maharaja bond siano corpose, non saranno certamente 28 miliardi di dollari a minacciare lo status della valuta di riserva mondiale. Tuttavia, si tratta di un inizio. Il segnale che arriva dall’Asia, in particolare, sembra chiaro: la dipendenza dalla finanza dollaro-centrica sarà allentata.

Una minaccia a lungo termine agli Stati Uniti, che a seguito di tale tendenza rischiano di dover fare i conti con un cambio più debole e, quindi, con problemi d’inflazione e di spesa per interessi in aumento sull’enorme debito pubblico accumulato.

I bond dei Brics presentano, comunque, un rischio di cambio non indifferente. Non esiste ad oggi una valuta emergente che possa anche solo avvicinarsi al grado di liquidità e di sicurezza del dollaro o anche dell’euro. Basso, invece, il rischio di credito teorico: rating AA+ per S&P e AA per Fitch. Non siamo alla tripla A assegnata alle istituzioni internazionali rette dall’Occidente, ma i giudizi risultano abbastanza elevati. Di fatto, la Nuova Banca per lo Sviluppo vuole diventare un’alternativa credibile al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca Mondiale, entrambi organismi considerati nelle mani di Stati Uniti ed Europa.

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