Le Isole Bermuda si trovano nell’Oceano Atlantico e sono parte del Regno Unito. Per quanto anche la loro economia quest’anno sarà colpita dal Coronavirus, il pil pro-capite dei loro circa 64.000 abitanti risulta tra i più alti al mondo, con circa 115.000 dollari USA. Di Bermuda sentiamo parlare sia come meta esotica per il turismo internazionale, sia come “paradiso fiscale”. In effetti, qui hanno sede numerose multinazionali grazie alla sua fiscalità di vantaggio e il settore finanziario pesa per oltre un quarto dell’economia, mentre il turismo vi incide per appena il 5%, a dispetto di quanto saremmo portati a credere.

Quest’anno, il debito pubblico locale dovrebbe salire a 2,9 miliardi di dollari, essendo stato innalzato il limite precedente dei 2,75 miliardi per affrontare l’emergenza sanitaria. Tuttavia, esso continuerebbe a rappresentare meno del 40% del pil e, soprattutto, al netto delle attività del governo, scenderebbe ad appena il 10%. Le emissioni sono in dollari USA, moneta largamente accettata insieme al dollaro delle Bermuda. Ve ne proponiamo quattro, che per rendimento si mostrano davvero interessanti. Fate conto che il rating di queste isole è medio-alto, pari a “A+” per S&P e “A2” per Moody’s.

Del resto, a parte che difficilmente il Regno Unito farebbe fallire un suo possedimento oceanico, si consideri che la posizione finanziaria netta delle Bermuda sia estremamente positiva, grazie agli elevatissimi assets posseduti da banche e società che qui vi hanno sede. Le partite correnti, stando all’ultimo report di S&P pubblicato in aprile, nel quadriennio 2020-2023 dovrebbero esitare saldi positivi medi per l’11,7% del pil. Questo significa che l’indebitamento in una valuta estera non rappresenta un problema per le Bermuda, la cui capacità di attirare capitali dal resto del mondo è rimasta intatta negli ultimi anni.

Bond Bermuda con rendimenti allettanti

Si capirà, quindi, perché rendimenti medi attorno o superiori al 3% lungo la curva siano da considerarsi molto allettanti, specie di questi tempi in cui il Treasury a 30 anni non va oltre l’1,30%.

Il bond che scade nel gennaio 2023 e cedola 4,138% (ISIN: USG10367AA14) offre il 3,14%, quasi 300 punti base sopra il titolo americano. Non male per una scadenza così corta e relativamente sicura. Spostandoci in avanti di un anno, troviamo il bond febbraio 2024 e cedola 4,854% (ISIN: US085209AC89), il cui rendimento scende al 2,73%, pur rimanendo elevato. E ancora, il titolo con scadenza gennaio 2027 e cedola 3,717% (ISIN: USG10367AD52) rendeva l’altro ieri il 3,55%.

Infine, il decennale emesso pochi mesi e l’ultimo ad essere stato collocato sui mercati internazionali dal Tesoro delle Bermuda scade nel febbraio 2029 e reca cedola del 4,75% (ISIN: USG10367AF01) e, quotando decisamente sopra la pari a 108,57, offre un rendimento del 3,4750%. Tenete conto che questi bond, negoziabili presso la Borsa del Lussemburgo, ma anche a Berlino, si mostrano relativamente poco liquidi, date le scarne dimensioni. E questo rappresenterebbe un problema per quanti volessero rivenderli anticipatamente, magari per portare a casa le plusvalenze teoriche segnalate dai prezzi. Per il resto, l’unico altro serio rischio in cui incorre un investitore dell’Eurozona è quello di cambio. Tuttavia, per chi volesse inserire in portafoglio un asset in dollari e con grado di sicurezza medio-alto, oltre che con un rendimento nettamente superiore a quelli che troverebbe altrove sui mercati avanzati, questi bond appaiono interessanti.

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