La Banca Centrale Egiziana ha tagliato i tassi sui depositi overnight e quelli sui prestiti di 100 punti base ciascuno e rispettivamente al 12,25% e al 13,25% per la terza volta consecutiva. Secondo l’istituto, la politica monetaria si mostra di adeguato sostegno all’economia domestica, sottolineando le minori pressioni sul fronte dell’inflazione, pur aspettandosi un suo rialzo per i prossimi mesi, per il cosiddetto “effetto base” sfavorevole. A ottobre, complice il boom dei prezzi al consumo registratosi nello stesso mese dello scorso anno, l’inflazione è risultata scesa al 3,1%, il livello più basso dalla fine del 2005.

I bond delle Piramidi d’Egitto buona opportunità d’investimento

La Banca Centrale Egiziana ha fissato per il prossimo anno un target del 9% +/-3%. L’obiettivo sembra ampiamente alla portata e dovrebbe indurre l’istituto a tagliare ulteriormente i tassi al prossimo board di dicembre. Non sappiamo ancora se sarà presieduto dal governatore Tarek Amer, in scadenza di mandato il 26 novembre. Non esclusa una sua riconferma.

Opportunità di investimento sul mercato obbligazionario d’Egitto dopo il taglio dei tassi? Anzitutto, diciamo che la mossa era stata scontata da analisti e mercati, anzi c’è chi si attendeva una riduzione più corposa del costo del denaro. Considerando che i tassi si attestino ancora su livelli nettamente superiori all’inflazione, pur tenendo conto che questa dovrebbe risalire un po’ negli ultimi due mesi di questo 2019, esisterebbero sostanziali margini per un ulteriore allentamento monetario. Il rendimento governativo a 10 anni offriva al termine della seduta di ieri il 14,46%, quello a 2 anni il 14,96%. Rispetto a inizio anno, le due scadenze hanno registrato un calo di 354 l’una e di 534 punti base l’altra.

Taglio tassi e impatto sui bond

La lira egiziana si è rafforzata del 10% quest’anno contro il dollaro. Questa tendenza potrebbe consolidarsi nelle prossime settimane, in quanto i tassi reali nel paese nordafricano restano i secondi più elevati tra i mercati emergenti dopo l’Argentina.

Dunque, investire in bond egiziani si rivelerebbe un’opportunità soddisfacente per ricavare “yield” a rischi contenuti anche sul fronte del cambio, dato il trend in corso. Tuttavia, i dati macro nel loro insieme esortano alla prudenza. Per l’anno fiscale in corso, Il Cairo ha un obiettivo di deficit al 7,2%, in calo dall’8,2% del 2018. Ma la spesa per interessi resta alta, intorno al 10% del pil, cioè pari a quasi la metà delle entrate e a un terzo della spesa pubblica complessiva. Con un debito che nel 2018 ha sfiorato il 93%, non sembra rassicurante.

Vero è per contro che l’avanzo primario quest’anno dovrebbe tendere all’1% del pil e che la crescita dell’economia rimarrebbe sostenuta, stimata al 5,9% dal Fondo Monetario Internazionale per l’anno fiscale che si concluderà il prossimo giugno, pur meno del 6-7% atteso dal governo egiziano. In definitiva, i tassi verranno tagliati ancora verosimilmente nei prossimi mesi e ciò senza impattare il cambio, essendo il loro livello reale abbastanza alto e nel bel mezzo di una tendenza calante un po’ in tutto il mondo. L’effetto sui conti pubblici dovrebbe mostrarsi positivo, visto che il deficit di bilancio è provocato ormai solamente dalla spesa per interessi. Pertanto, dovrebbe innescarsi quel circolo virtuoso che negli ultimi 3 anni e mezzo ha permesso al Brasile di tornare ad attirare capitali.

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