Nell’annunciare il calendario delle aste per il 2021, il responsabile del debito pubblico del Tesoro, Davide Iacovoni, ha dichiarato che verranno mandati in soffitta i CTz, i titoli di stato zero coupon. Verranno rimpiazzati dai cosiddetti BTp short term (sorvoliamo sulla denominazione), i quali avranno una durata compresa tra un minimo di 18 e un massimo di 30 mesi. A differenza dei CTz, essi offriranno una cedola, anche se inizialmente sarà nulla o pressappoco vicina allo zero, ha precisato. La ragione di questo pensionamento risiede nel fatto che i CTz siano titoli con base di investitori domestica, per cui limitata.

I CTz sono titoli di stato senza cedola della durata di 24 mesi. Nei fatti, si tratta a tutti gli effetti di Buoni ordinari del Tesoro (BoT), con la differenza che questi ultimi hanno scadenze fino a un massimo di 12 mesi. Così come i BoT, il rendimento dei CTz è dato dalla differenza tra il prezzo di rimborso alla scadenza e quello di emissione. Poiché non offrono cedole, è naturale che non possano possedere scadenze troppo lunghe, altrimenti pochi investitori impiegherebbero capitali in titoli sprovvisti di reddito certo per un lungo periodo.

In genere, i bond zero coupon tendono a performare meglio nei contesti di bassa inflazione, quando l’investitore non avverte la necessità impellente di una immediata remunerazione del capitale per fronteggiare la perdita del potere di acquisto. Che il Tesoro voglia eliminarli dal suo calendario è sì una sorpresa, in quanto operazione inattesa, ma allo stesso tempo appare più che comprensibile, data la ristrettezza della platea degli investitori interessati e a cui queste emissioni sono state ad oggi dirette.

Le caratteristiche del BTp short term

Stupisce, invece, che a soppiantarli siano titoli non esattamente zero coupon, ma pur sempre offerenti tassi d’interesse, per quanto molto bassi. In questa fase di rendimenti negativi fino alla scadenza dei 5 anni, il Tesoro avrebbe teoricamente la possibilità di emettere debito a 2-3 anni e anche più senza offrire alcuna cedola, per cui questa sarebbe una fase del tutto inconsueta per procedere all’emissione di un BTp short term con le caratteristiche sopra descritte, in quanto non si distinguerebbe dalla generalità dei nuovi titoli ordinari di pari durata.

Immaginando una situazione dei mercati normale, in cui i rendimenti siano positivi e crescenti lungo la curva, perché mai dovremmo acquistare un BTp short term con cedola prossima allo zero percento? L’idea sarebbe di inserire in portafoglio un titolo di breve durata (tra 1 anno e mezzo e due anni e mezzo) e al contempo più volatile di un bond ordinario, in quanto sprovvisto di tasso che possa frenare le variazioni dei prezzi al mutare dei rendimenti di mercato. Dal canto suo, il Tesoro verserà pochissimo agli obbligazionisti per tutta la durata dell’investimento, accusando il costo solo alla scadenza, quando dovrà rimborsare un prezzo superiore di quello incassato all’emissione. Comunque sia, resta uno strumento più idoneo per gli investitori istituzionali, tenuto conto che il piccolo investitore punta a ottenere un reddito fisso minimo anche quando impiega i risparmi per un periodo relativamente breve.

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