E’ diventata ormai quasi una tradizione quella di inaugurare le emissioni sui mercati internazionali ad inizio anno. E il Messico ha colto anche stavolta l’occasione per collocare il suo primo bond in dollari del 2024 già il 2 gennaio scorso, alla prima data utile. Anzi, dovremmo più propriamente parlare di maxi-bond, dato che ha raccolto l’importo record per la sua storia di 7,50 miliardi di dollari attraverso una tripla tranche.

Nel dettaglio, il bond del Messico ha raccolto 1 miliardo con la tranche a 5 anni, 4 miliardi con la tranche a 12 anni e 2,50 miliardi con la tranche a 30 anni.

Inizialmente, il paese puntava su una cifra attorno ai 5 miliardi, ma ha alzato il tiro dopo avere ricevuto ordini per 20 miliardi. Dell’operazione si sono occupate come joint-bookrunners Barclays, Bank of America, JP Morgan, Morgan Stanley e Santander.

Pricing del bond in dollari in tripla tranche

L’emissione dei giorni scorsi servirà a finanziare esigenze di bilancio, compreso il pagamento di debito estero in scadenza. Nel 2023, il Messico emise un primo bond in dollari per 4 miliardi, seguito da altri 1,35 miliardi a 30 anni nel mese di aprile. Per quanto riguarda quest’ultima emissione, la scadenza a 5 anni è stata prezzata a 99,67 centesimi con cedola al 5% e per un rendimento al 5,08%. Il premio sul corrispondente T-bond degli Stati Uniti è stato di 115 punti base o 1,15%, giù dai 130 punti inizialmente attesi.

La scadenza a 12 anni è stata prezzata a 99,19 centesimi con cedola al 6% e per un rendimento del 6,096%. In questo caso, il premio sulla curva americana è stato di 215 punti, meno dei 240 attesi. Infine, la scadenza a 30 anni è stata prezzata a 99,32 centesimi e cedola 6,40% per un rendimento del 6,45%. Premio a 235 punti, giù dai 255 preventivati alla vigilia.

Messico economia emergente con PIL medio-alto

Il Messico è un emittente “investment grade” con rating BBB per S&P e Baa2 per Moody’s. Il suo debito pubblico giace sotto il 50% del PIL, anche se nello specifico ci serve più che altro capire il grado di esposizione verso il debito estero.

Era di 63 miliardi di dollari quello a breve termine alla metà dello scorso anno, circa il 30% delle riserve valutarie secondo gli ultimi dati disponibili. E con una bilancia dei pagamenti in attivo, tutto sommato parliamo di cifre che non impensieriscono.

Si consideri anche che il peso messicano ha guadagnato circa il 14% contro il dollaro nell’ultimo anno. Questo dato è importante, perché l’instabilità valutaria rende meno sostenibile il debito estero per via del suo peso crescente sul bilancio statale. Con un PIL pro-capite prossimo ai 14.000 dollari, infine, il Messico si conferma un’economia emergente dal reddito medio-alto, sostanzialmente ai livelli di benessere della Cina.

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