Prosegue la discesa dei rendimenti per i titoli di stato italiani. Il BTp a 10 anni offre il 3,985% mentre scriviamo dal 5% a cui era arrivato a chiudere la seduta del 18 ottobre scorso. Il mondo sembra cambiato in così poche settimane. A trarre vantaggio sono stati gli obbligazionisti che avevano acquistato ai prezzi infimi di poco tempo fa. Pensate che il BTp 2072 ha segnato un boom prossimo al 20% e adesso si avvicina alla soglia dei 60 centesimi. Un mese e mezzo fa, era sceso sotto i 50 centesimi.

Schnabel conferma fine aumento dei tassi BCE

C’è aria di taglio dei tassi di interesse nell’Eurozona. Il dubbio non è più “se”, bensì “quando”. Dopo molteplici dichiarazioni “dovish” dalla Banca Centrale Europea (BCE), ieri è arrivata quella di Isabel Schnabel. E’ consigliere esecutivo dell’istituto, tedesca e “falco”. Fino a pochi giorni fa, aveva avvertito sul fatto che non avremmo dovuto considerare concluso il ciclo monetario restrittivo. Dopo il dato sull’inflazione di novembre nell’area, però, ha cambiato idea. E non ha avuto remore nell’ammetterlo: “se i dati cambiano, cambio idea”. Chapeau!

Rendimenti italiani giù, spread stabile

Naturale che i rendimenti italiani arretrino, sebbene lo spread non si stacchi dai 175 punti base attorno al quale ruota da diverse sedute. La ragione è semplice: nel frattempo, stanno scendendo della stessa entità anche i rendimenti tedeschi. Con l’allentamento monetario, però, avremmo dovuto attenderci un restringimento dello spread per via del minore rischio sovrano atteso a medio termine in Italia. Per capire come mai questo non stia accadendo, dovremmo tornare alle parole di Schnabel.

Ella ha aggiunto che non sarebbe arrivato il momento di parlare del taglio dei tassi. Fin qui, una posizione formalmente anche corretta. Ha altresì confermato le indiscrezioni per cui “in un momento non troppo lontano” la BCE affronterà il tema della cessazione anticipata dei riacquisti con il PEPP.

“Accadrà e non devo dirvi io cosa significhi”, le sue parole. Ha anche precisato che il programma sarebbe ininfluente in termini di quantità di bond e che il mercato avrebbe scontato una sua fine anticipata.

Dubbi su fine anticipata PEPP

Il PEPP è un programma varato nel marzo 2020 per combattere gli effetti negativi della pandemia sui mercati finanziari. E’ rimasto attivo fino al marzo 2022. In quei due anni, la BCE ha acquistato oltre 1.700 miliardi di euro in bond sovrani e marginalmente corporate. I riacquisti delle scadenze saranno mantenuti fino alla fine del 2024. Tuttavia, ora che non c’è più un problema di bassa inflazione, a Francoforte sono in tanti ad invocare che tali riacquisti cessino prima. Ciò equivarrebbe a lasciare scadere i bond di mese in mese senza reinvestirne i proventi per acquistarne di nuovi. L’offerta aumenterebbe e così anche la pressione sui prezzi.

Con il PEPP fuori uso i rendimenti italiani subirebbero un’impennata per via della necessità per il Tesoro di reperire altrove la domanda mancante di Francoforte. Tuttavia, già questo scenario negativo è riflesso nei prezzi e tra l’altro la fine anticipata dei riacquisti avverrebbe in un contesto di tassi calanti. C’è da dire che probabilmente non tutti gli investitori credono che la BCE riuscirà nell’intento dei “falchi”. Se da un lato taglierà i tassi, dall’altro riducendo il bilancio sarebbe come se contemporaneamente pigiasse acceleratore e freno.

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