Operazione trasparenza per Public Investment Fund (PIF), il fondo sovrano dell’Arabia Saudita, alla viglia del collocamento sindacato del suo primo green bond. L’ente ha reso noti i dati salienti circa la propria condizione finanziaria. Al 30 giugno scorso, gestiva asset per 608 miliardi di dollari. E alla fine del 2021 disponeva di liquidità per 76 miliardi. Inoltre, ha generato un ritorno per il capitale del 25% l’anno scorso, il doppio della media del 12% relativa all’ultimo quinquennio. Il fondo sovrano saudita è impegnato a realizzare la Vision 2030 del Principe Mohammed bin Salman, con l’intento di sganciare l’economia domestica dalla dipendenza dal petrolio entro il 2030.

A tale fine, investirà 40 miliardi di dollari all’anno nel regno e parteciperà alla costruzione di Neom, la città futuristica nel Deserto Arabico, il cui costo è stato stimato in 500 miliardi.

Green bond per investire sulle rinnovabili

Riad si è impegnato a centrare l’obiettivo di emissioni zero nette di CO2 entro il 2060. A tal fine, punta sulle energie rinnovabili, sebbene si sia altresì impegnata in questi mesi a potenziare le estrazioni di idrocarburi. Il 70% delle rinnovabili sarà generato proprio con il contributo di PIF. A questo servirà l’emissione in corso in questi giorni del green bond multi-tranche da diversi miliardi di dollari e con scadenze attese a 5 e 10 anni. Probabile anche una terza tranche di durata maggiore.

I proventi del green bond saranno utilizzati per potenziare la generazione di energia rinnovabile. Ai titoli sarà assegnato il rating A1 da parte di Moody’s e A da Fitch, in linea con le valutazioni del debito sovrano saudita. Il mercato si è mostrato un po’ titubante circa il giudizio verso il fondo sovrano, non essendone note le condizioni finanziarie e le risorse con le quali dovrà contribuire allo sviluppo dell’economia domestica.

Rendimento a 10 anni al 5%?

Ad ogni modo, il primo green bond di PIF può essere l’occasione per diversificare il proprio portafoglio d’investimenti, puntando su un titolo legato sì alla transizione energetica, ma allo stesso tempo alla “old economy” basata sugli idrocarburi.

Le risorse del fondo sovrano derivano proprio dalla produzione di petrolio e gas. Un po’ come il suo omologo norvegese, che eppure negli ultimi mesi ha annunciato l’abbandono degli investimenti nel comparto oil & gas.

Il consorzio bancario a fu è stato affidato il mandato dell’emissione è composto da BNP Paribas, Citogroup, Deutsche Bank, Goldman Sachs e JP Morgan. Il decennale saudita ieri offriva un rendimento lordo in area 4,90%, a premio di circa 105 punti base o 1,05% sul T-bond americano di pari durata. Dovremmo attenderci che la tranche a 10 anni del green bond di PIF debutti sul mercato a un rendimento attorno al 5%.

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