L’anno appena iniziato vedrà con ogni probabilità il taglio dei tassi di interesse da parte di tutte le principali banche centrali del pianeta. Negli Stati Uniti, il costo del denaro dovrebbe scendere almeno dell’1,50% al 4% entro dicembre. Previsioni simili riguardano l’Eurozona, dove la Banca Centrale Europea abbasserebbe il tasso di riferimento al 3%. E per il Tesoro di Washington, alle prese con un problema di debito pubblico sempre più preoccupante, questa fase sarebbe prodromica all’emissione di titoli a lunghissima scadenza, come i T-bond a 50 anni.

Sul punto è intervenuto in questi giorni Ken Fisher, presidente esecutivo di Fisher Investments. Il finanziere ha lodato l’Italia per la sua capacità di gestire al meglio il debito pubblico, allungandone negli anni le scadenze medie, così da tenere sotto controllo la spesa per interessi. A suo dire, gli Stati Uniti hanno commesso l’errore di andare nella direzione opposta: anziché allungare la durata media del debito, l’hanno persino ridotta per approfittare dei bassissimi tassi di interesse e risparmiare nell’immediato sulla spesa per interessi.

Boom spesa per interessi negli Stati Uniti

Tuttavia, ora che i tassi sono risaliti ai massimi da inizio millennio, la spesa per interessi negli Stati Uniti è esplosa in direzione 1.000 miliardi di dollari. E il boom è arrivato molto presto proprio per la bassa durata del debito, rimasta attorno ai 5 anni. Dopo il taglio dei tassi atteso già da marzo, il governo punterà sui T-bond a 50 anni? L’idea era balenata sotto l’amministrazione Trump. L’allora presidente e tycoon affermò pubblicamente che sarebbe stato il caso di approfittare dei bassi tassi per indebitarsi a lunghissimo termine.

Il Tesoro non diede seguito a tale ipotesi poco prima della pandemia, riscontrando scarso interesse sul mercato per titoli del debito della durata superiore ai 30 anni. Considerate che nemmeno la Germania ha sinora emesso Bund sopra 30 anni.

In genere, si suole affermare (correttamente) che i due paesi non abbiano l’esigenza di allungare troppo la duration, essendo percepiti sui mercati come “porti sicuri” per gli investimenti. Se questo è senz’altro vero, d’altra parte i dati parlano chiaro: se Berlino e Washington avessero seguito l’esempio dell’Austria, che tra il 2017 e il 2020 emise ben due bond a 100 anni, avrebbero registrato ad oggi un balzo della spesa per interessi più basso.

T-bond 50 anni rimedio a errore passato

Il T-bond a 50 anni consentirebbe agli Stati Uniti di allungare la “duration” media del debito, lanciando sui mercati un segnale rassicurante sulla sua tenuta delle finanze federali. Da solo, questo espediente non basterebbe. Servirebbe che il Tesoro spostasse le emissioni sui tratti più lunghi della curva. Con il crollo dei tassi dopo la crisi finanziaria del 2008-’09, il Regno Unito fu capace di allungare la durata media del suo debito a 14 anni. Di certo, gli Stati Uniti non possono pensare di farlo adesso con i tassi così alti. Dovrebbero eventualmente attendere prima la conclusione della stretta monetaria, quando i tassi saranno scesi ai minimi, anche se verosimilmente non ai livelli infimi degli anni passati.

La superpotenza ha sprecato un’opportunità storica preziosa per mettere in sicurezza i propri conti pubblici. Ha confidato eccessivamente sullo status del dollaro, pensando poco e niente al futuro e concentrandosi sul presente. Vorrà rimediare nei prossimi anni con il lancio del suo primo T-bond a 50 anni? Una simile svolta avrebbe implicazioni notevoli anche sugli altri mercati sovrani. Tentativi di imitazione si diffonderebbero in economie come la Germania e persino l’Italia aumenterebbe le sue emissioni a lungo termine. D’altra parte, la domanda di titoli a medio-breve termine si sposterebbe altrove, magari proprio in mercati come quello italiano, abbassandone i rendimenti.

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